Nella legge delega di riforma del sistema tributario (Legge n. 23/2014), il legislatore è intervenuto sullo schema teorico di attuazione del prelievo – mostratosi inefficace nel contrasto all’elusione e all’evasione fiscale – al fine di riformarlo. L’idea sottesa all’intervento legislativo in questione è stata quella di abbandonare lo schema tradizionale del controllo sul dichiarato – ispirato ad una logica di tipo repressivo e foriero, soprattutto in passato, di contenziosi lunghi e dall’esito incerto – e di adottare un nuovo schema relazionale, meno conflittuale e più collaborativo, basato sul confronto preventivo con il contribuente rispetto all’adempimento degli obblighi fiscali. Il passaggio dal controllo ex post al confronto ex ante è stato ritenuto funzionale alla composizione delle divergenze valutative e interpretative meno radicali sulle questioni fiscali controverse e a favorire l’emersione della corretta misura della base imponibile soprattutto se le parti hanno assunto comportamenti convergenti verso una lettura univoca del contenuto dell’imposizione. Le variabili chiave della tax compliance sono state individuate nel confronto dialettico con l’Amministrazione finanziaria e nel consenso del contribuente: elementi che, come è noto, qualificano la relazione Fisco-contribuenti fin dall’epoca in cui è stato realizzato il passaggio dal modello di accertamento unilateriale-autoritativo a quello bilaterale-consensuale soprattutto allo scopo di contrastare la diffusa evasione di massa generata da una concezione dell’accertamento tributario come fase di imposizione autoritativa della potestà di imperio del Fisco. Le ragioni che hanno portato il legislatore della riforma ad intervenire sul rapporto tra Fisco e contribuenti affondano, a ben guardare, le loro radici nel più ampio contesto della crisi del sistema dei metodi di accertamento tributario, il quale, come disegnato dalla riforma degli anni ’70, si è rivelato inadeguato ad affrontare i nuovi scenari dell’evasione e dell’elusione tributaria. Nel contesto attuale, così profondamente cambiato rispetto a quello degli anni settanta, appare, dunque, tutt’altro che ingiustificata la previsione di nuove metodologie di confronto con il contribuente, le quali anziché accertare la base imponibile ex post la determinano ex ante allo scopo di accrescere la stabilità e la certezza nel rapporto d’imposta attraverso la definizione di un sistema di regole fiscali privo di distorsioni interpretative e di incertezze attuative ma soprattutto volto a “progettare la contribuzione per il futuro" con evidenti effetti sulla riduzione del tax gap.

L’evoluzione del rapporto Fisco-imprese tra gestione del rischio fiscale e nuova responsabilità degli enti per reati tributari

Daniela Conte
2020-01-01

Abstract

Nella legge delega di riforma del sistema tributario (Legge n. 23/2014), il legislatore è intervenuto sullo schema teorico di attuazione del prelievo – mostratosi inefficace nel contrasto all’elusione e all’evasione fiscale – al fine di riformarlo. L’idea sottesa all’intervento legislativo in questione è stata quella di abbandonare lo schema tradizionale del controllo sul dichiarato – ispirato ad una logica di tipo repressivo e foriero, soprattutto in passato, di contenziosi lunghi e dall’esito incerto – e di adottare un nuovo schema relazionale, meno conflittuale e più collaborativo, basato sul confronto preventivo con il contribuente rispetto all’adempimento degli obblighi fiscali. Il passaggio dal controllo ex post al confronto ex ante è stato ritenuto funzionale alla composizione delle divergenze valutative e interpretative meno radicali sulle questioni fiscali controverse e a favorire l’emersione della corretta misura della base imponibile soprattutto se le parti hanno assunto comportamenti convergenti verso una lettura univoca del contenuto dell’imposizione. Le variabili chiave della tax compliance sono state individuate nel confronto dialettico con l’Amministrazione finanziaria e nel consenso del contribuente: elementi che, come è noto, qualificano la relazione Fisco-contribuenti fin dall’epoca in cui è stato realizzato il passaggio dal modello di accertamento unilateriale-autoritativo a quello bilaterale-consensuale soprattutto allo scopo di contrastare la diffusa evasione di massa generata da una concezione dell’accertamento tributario come fase di imposizione autoritativa della potestà di imperio del Fisco. Le ragioni che hanno portato il legislatore della riforma ad intervenire sul rapporto tra Fisco e contribuenti affondano, a ben guardare, le loro radici nel più ampio contesto della crisi del sistema dei metodi di accertamento tributario, il quale, come disegnato dalla riforma degli anni ’70, si è rivelato inadeguato ad affrontare i nuovi scenari dell’evasione e dell’elusione tributaria. Nel contesto attuale, così profondamente cambiato rispetto a quello degli anni settanta, appare, dunque, tutt’altro che ingiustificata la previsione di nuove metodologie di confronto con il contribuente, le quali anziché accertare la base imponibile ex post la determinano ex ante allo scopo di accrescere la stabilità e la certezza nel rapporto d’imposta attraverso la definizione di un sistema di regole fiscali privo di distorsioni interpretative e di incertezze attuative ma soprattutto volto a “progettare la contribuzione per il futuro" con evidenti effetti sulla riduzione del tax gap.
2020
978-88-3379-292-7
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