L’impatto del Coronavirus nella nostra società ha rivelato la presenza di molte realtà e condizioni che hanno espresso gravi margini di problematicità. La crisi sanitaria ha mostrato, in questo senso, la crisi sociale e culturale antecedente che in modo strisciante e pervasivo, insinuata nelle pieghe del sistema economico e socio-culturale contemporaneo, ha teso a cristallizzare disuguaglianze sociali e discriminazioni, generando esclusione, degrado, abbandono; in particolare, in quelle frange di popolazione che, per ragioni connesse ad una condizione di iniquità economica, ovvero di disabilità fisica o mentale, rientrano nella sfera del disagio e della marginalità. Le distanze e le iniquità clamorosamente emerse offrono l’occasione di riformulare i tempi e i modi dell’essere-in-relazione a partire da una interpretazione culturale dei problemi che guardi al soggetto nella sua unicità. Il presente contributo, a partire dalle condizioni di estremizzazione del disagio sociale rivelate dalla diffusione della pandemia Covid, intende dunque mettere in luce la centralità che la formazione culturale e professionale degli educatori socio- pedagogici assume sia nella costruzione di competenze per l’inclusione, sia come viatico di una rifondazione della società centrata sulla persona, nella proposta di interventi di cura in chiave fenomenologica.

L’esclusione sociale sullo sfondo della pandemia. Una proposta della formazione e dell’intervento di cura in chiave fenomenologica

lo presti francesco
2020-01-01

Abstract

L’impatto del Coronavirus nella nostra società ha rivelato la presenza di molte realtà e condizioni che hanno espresso gravi margini di problematicità. La crisi sanitaria ha mostrato, in questo senso, la crisi sociale e culturale antecedente che in modo strisciante e pervasivo, insinuata nelle pieghe del sistema economico e socio-culturale contemporaneo, ha teso a cristallizzare disuguaglianze sociali e discriminazioni, generando esclusione, degrado, abbandono; in particolare, in quelle frange di popolazione che, per ragioni connesse ad una condizione di iniquità economica, ovvero di disabilità fisica o mentale, rientrano nella sfera del disagio e della marginalità. Le distanze e le iniquità clamorosamente emerse offrono l’occasione di riformulare i tempi e i modi dell’essere-in-relazione a partire da una interpretazione culturale dei problemi che guardi al soggetto nella sua unicità. Il presente contributo, a partire dalle condizioni di estremizzazione del disagio sociale rivelate dalla diffusione della pandemia Covid, intende dunque mettere in luce la centralità che la formazione culturale e professionale degli educatori socio- pedagogici assume sia nella costruzione di competenze per l’inclusione, sia come viatico di una rifondazione della società centrata sulla persona, nella proposta di interventi di cura in chiave fenomenologica.
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