Gli accordi preventivi per le imprese a vocazione internazionale e l’interpello sui nuovi investimenti, introdotti nel nostro ordinamento con il c.d. decreto internazionalizzazione, sono uniti da un comune fil rouge: quello di essere strumenti di tax compliance e, dunque, espressione della nuova modalità relazionale tra imprese e Fisco, meno conflit-tuale e più collaborativa, volta a garantire stabilità e certezza al rapporto tributario. La prospettiva evolutiva che gli accordi preventivi e l’interpello sui nuovi investimenti delineano è chiaramente volta ad anticipare il momento del confronto tra Fisco e imprese rispetto al tradizionale momento del controllo sugli imponibili dichiarati dai contribuenti in un sistema di fiscalità di massa. La conoscenza dell’impresa, dei suoi meccanismi interni, delle ragioni economiche sottese alle scelte aziendali e il continuo scambio di informazioni tra Fisco e imprese rappresentano i tasselli di quella che può es-sere definita una rivoluzione copernicana capace di rafforzare ad un tempo la competitività delle nostre imprese e di far recuperare all’Amministrazione finanziaria il proprio ruolo istituzionale di garante dell’applicazione della legge tributaria attraverso l’esercizio di un’azione amministrativa imparziale come previsto dalla nostra Costituzione. E ciò perché le contestazioni interpretative dell’Amministrazione finanziaria sul regime fiscale degli imponibili dichiarati hanno spesso finito per rendere complesso e gravoso il corret-to adempimento degli obblighi fiscali. Infatti, il contribuente non sempre si è potuto affidare ex ante ad una ragionevole aspettativa sul grado di certezza del trattamento fiscale del dichiarato soprattutto quando l’Amministrazione finanziaria si è spinta fino ad esprimere un giudizio di inadeguatezza sul comportamento tenuto dal contribuente tanto con riferimento all’abuso del diritto quanto all’antieconomicità delle scelte aziendali . Tutto ciò ha prodotto effetti negativi sulla tax compliance che hanno spinto il legislatore tributario a cambiare la direzione dei propri interventi nella convinzione che il confronto preventivo tra Fisco e contribuente, basato sulla trasparenza dei comportamenti e sul reciproco affidamento, favorisca l’emersione spontanea delle basi imponibili, con conseguente recupero del tax gap.

Accordi preventivi per le imprese con attività internazionale e interpello sui nuovi investimenti: spunti per un inquadramento critico

Daniela Conte
2020-01-01

Abstract

Gli accordi preventivi per le imprese a vocazione internazionale e l’interpello sui nuovi investimenti, introdotti nel nostro ordinamento con il c.d. decreto internazionalizzazione, sono uniti da un comune fil rouge: quello di essere strumenti di tax compliance e, dunque, espressione della nuova modalità relazionale tra imprese e Fisco, meno conflit-tuale e più collaborativa, volta a garantire stabilità e certezza al rapporto tributario. La prospettiva evolutiva che gli accordi preventivi e l’interpello sui nuovi investimenti delineano è chiaramente volta ad anticipare il momento del confronto tra Fisco e imprese rispetto al tradizionale momento del controllo sugli imponibili dichiarati dai contribuenti in un sistema di fiscalità di massa. La conoscenza dell’impresa, dei suoi meccanismi interni, delle ragioni economiche sottese alle scelte aziendali e il continuo scambio di informazioni tra Fisco e imprese rappresentano i tasselli di quella che può es-sere definita una rivoluzione copernicana capace di rafforzare ad un tempo la competitività delle nostre imprese e di far recuperare all’Amministrazione finanziaria il proprio ruolo istituzionale di garante dell’applicazione della legge tributaria attraverso l’esercizio di un’azione amministrativa imparziale come previsto dalla nostra Costituzione. E ciò perché le contestazioni interpretative dell’Amministrazione finanziaria sul regime fiscale degli imponibili dichiarati hanno spesso finito per rendere complesso e gravoso il corret-to adempimento degli obblighi fiscali. Infatti, il contribuente non sempre si è potuto affidare ex ante ad una ragionevole aspettativa sul grado di certezza del trattamento fiscale del dichiarato soprattutto quando l’Amministrazione finanziaria si è spinta fino ad esprimere un giudizio di inadeguatezza sul comportamento tenuto dal contribuente tanto con riferimento all’abuso del diritto quanto all’antieconomicità delle scelte aziendali . Tutto ciò ha prodotto effetti negativi sulla tax compliance che hanno spinto il legislatore tributario a cambiare la direzione dei propri interventi nella convinzione che il confronto preventivo tra Fisco e contribuente, basato sulla trasparenza dei comportamenti e sul reciproco affidamento, favorisca l’emersione spontanea delle basi imponibili, con conseguente recupero del tax gap.
2020
978-88-3379-155-5
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/83467
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact