Il presente contributo affronta il tema della tassazione delle criptovalute che, in assenza di una specifica regolamentazione, presenta significative criticità. L’indagine condotta ha come punto di partenza la sentenza della Corte di Giustizia UE (Sent. Hedqvist, C-264/14), del 2015) la quale, come è noto, ha stabilito che le criptovalute non sono assimilabili alle valute legali e in questo senso si è orientato anche il legislatore italiano nella definizione di valuta virtuale introdotta in sede di recepimento della IV Direttiva antiriciclaggio. Viceversa, l’Agenzia delle entrate, nelle risposte alle numerose istanze di interpello in materia, ha applicato alle valute virtuali (in particolare ai Bitcoin, qualificati dalla stessa Agenzia, come strumento di pagamento alternativo a quelli tradizionalmente utilizzati nello scambio di beni e servizi) il trattamento fiscale delle valute estere ritenendo, dunque, la valuta virtuale equiparabile alla valuta legale. Detta (presunta) equiparazione sembra, tuttavia, criticabile tenuto conto soprattutto che la V Direttiva antiriciclaggio ha espressamente affermato che la valuta virtuale non è valuta legale. E’, dunque, auspicabile un intervento del legislatore volto a prevedere una sistemazione organica del fenomeno sotto il profilo giuridico e fiscale.

La tassazione delle criptovalute. Poche luci e molte ombre

DANIELA CONTE
2019-01-01

Abstract

Il presente contributo affronta il tema della tassazione delle criptovalute che, in assenza di una specifica regolamentazione, presenta significative criticità. L’indagine condotta ha come punto di partenza la sentenza della Corte di Giustizia UE (Sent. Hedqvist, C-264/14), del 2015) la quale, come è noto, ha stabilito che le criptovalute non sono assimilabili alle valute legali e in questo senso si è orientato anche il legislatore italiano nella definizione di valuta virtuale introdotta in sede di recepimento della IV Direttiva antiriciclaggio. Viceversa, l’Agenzia delle entrate, nelle risposte alle numerose istanze di interpello in materia, ha applicato alle valute virtuali (in particolare ai Bitcoin, qualificati dalla stessa Agenzia, come strumento di pagamento alternativo a quelli tradizionalmente utilizzati nello scambio di beni e servizi) il trattamento fiscale delle valute estere ritenendo, dunque, la valuta virtuale equiparabile alla valuta legale. Detta (presunta) equiparazione sembra, tuttavia, criticabile tenuto conto soprattutto che la V Direttiva antiriciclaggio ha espressamente affermato che la valuta virtuale non è valuta legale. E’, dunque, auspicabile un intervento del legislatore volto a prevedere una sistemazione organica del fenomeno sotto il profilo giuridico e fiscale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/81967
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