Nella società italiana, da diversi decenni, assistiamo all’incedere di una crisi del sistema economico e socio-culturale che, malgrado il costante riferimento che i decisori politici esprimono in direzione di filosofie inclusive, egualitarie, democratiche, sta difatti cristallizzando paradossalmente le disuguaglianze sociali e le discriminazioni. I luoghi istituzionali nei quali la società dovrebbe garantire integrazione, solidarietà, reciprocità, come ad esempio la scuola, o anche i contesti informali della condivisione sociale, sembrerebbero esprimersi solo superficialmente in tale direzione, determinando invece, tacitamente ed ipocritamente, dinamiche di esclusione. Le teorie circa la riproduzione delle gerarchie socioculturali, maturate nella seconda meta del ‘900, grazie a pensatori e a sociologi dell’educazione di derivazione marxista come Althusser o Bourdieu, sembrerebbero tornare ad essere, in tal senso, drammaticamente attuali: le frange di popolazione che rientrano nella sfera della marginalità sono proprio quelle che, per ragioni connesse alle loro condizioni di partenza economica e sociale, vedono restringersi le proprie possibilità di emancipazione e di piena integrazione. All’interno di queste frange, in particolare, i soggetti afflitti da disabilità appaiono l’anello ancor più debole della catena, poiché allo stigma della provenienza socio-economica si somma quello della “diversa abilità”. Il presente contributo, a partire dalla constatazione che le condizioni di iniquità nella nostra società permangono e si accentuano, a prescindere dalle altisonanti dichiarazioni della politica, intende mettere in luce la centralità che la formazione culturale e professionale degli educatori socio-pedagogici assume, sia nella costruzione di competenze per l’inclusione, sia come viatico di una reale rifondazione in senso democratico della società che possa partire “dal basso”; una rifondazione “centrata sulla persona” che parte dalle persone, nella proposta di interventi di cura in chiave fenomenologica.

Disabilità ed esclusione sociale. La prospettiva fenomenologica per la formazione culturale degli operatori socio-educativi

francesco lo presti
2025-01-01

Abstract

Nella società italiana, da diversi decenni, assistiamo all’incedere di una crisi del sistema economico e socio-culturale che, malgrado il costante riferimento che i decisori politici esprimono in direzione di filosofie inclusive, egualitarie, democratiche, sta difatti cristallizzando paradossalmente le disuguaglianze sociali e le discriminazioni. I luoghi istituzionali nei quali la società dovrebbe garantire integrazione, solidarietà, reciprocità, come ad esempio la scuola, o anche i contesti informali della condivisione sociale, sembrerebbero esprimersi solo superficialmente in tale direzione, determinando invece, tacitamente ed ipocritamente, dinamiche di esclusione. Le teorie circa la riproduzione delle gerarchie socioculturali, maturate nella seconda meta del ‘900, grazie a pensatori e a sociologi dell’educazione di derivazione marxista come Althusser o Bourdieu, sembrerebbero tornare ad essere, in tal senso, drammaticamente attuali: le frange di popolazione che rientrano nella sfera della marginalità sono proprio quelle che, per ragioni connesse alle loro condizioni di partenza economica e sociale, vedono restringersi le proprie possibilità di emancipazione e di piena integrazione. All’interno di queste frange, in particolare, i soggetti afflitti da disabilità appaiono l’anello ancor più debole della catena, poiché allo stigma della provenienza socio-economica si somma quello della “diversa abilità”. Il presente contributo, a partire dalla constatazione che le condizioni di iniquità nella nostra società permangono e si accentuano, a prescindere dalle altisonanti dichiarazioni della politica, intende mettere in luce la centralità che la formazione culturale e professionale degli educatori socio-pedagogici assume, sia nella costruzione di competenze per l’inclusione, sia come viatico di una reale rifondazione in senso democratico della società che possa partire “dal basso”; una rifondazione “centrata sulla persona” che parte dalle persone, nella proposta di interventi di cura in chiave fenomenologica.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/152338
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact