Costruire azioni formative in contesti caratterizzati dalla povertà educativa implica contemplare molteplici livelli di complessità, ponendo il tema dell’emergenza in un’ottica di sistema; il disagio, la marginalità, il rischio sociale non costituiscono fenomeni che possono essere disgiunti dalle condizioni ambientali e di contesto all’interno delle quali essi si esprimono. Tuttavia, allo stesso modo, la discussione sulla povertà educativa non dovrebbe esprimersi nella riproposizione di idee sostanzialmente stereotipate, secondo le quali l’impoverimento o lo svuotamento di “sostanza educativa” nell’ambito delle relazioni sociali fondamentali sia un esito rintracciabile prevalentemente all’interno di quei contesti e territori caratterizzati da difficoltà socio-economiche, ignoranza o arretratezza culturale. Pertanto, intervenire nei contesti formativi con l'intento di contrastare le povertà educative, implica che, sul versante metodologico, si focalizzi l’attenzione non sul problema dei soggetti in formazione come dato oggettivo, ma sulla soggettività dell’educatore che dialoga con la soggettività dell’educando, ovvero sulle problematiche, sui pensieri, sulle condizioni di relazione che costituiscono le variabili nascoste che tacitamente influenzano e dirigono gli esiti formativi. La diffusione di una cultura dell’educazione che segua tale idea di fondo diventa, dunque, un tassello centrale e non eludibile per la costruzione delle figure che a vario titolo partecipano alla configurazione e al sostegno dei percorsi educativi.
Formare all’inclusione per il fronteggiamento delle povertà educative
Francesco Lo Presti
2025-01-01
Abstract
Costruire azioni formative in contesti caratterizzati dalla povertà educativa implica contemplare molteplici livelli di complessità, ponendo il tema dell’emergenza in un’ottica di sistema; il disagio, la marginalità, il rischio sociale non costituiscono fenomeni che possono essere disgiunti dalle condizioni ambientali e di contesto all’interno delle quali essi si esprimono. Tuttavia, allo stesso modo, la discussione sulla povertà educativa non dovrebbe esprimersi nella riproposizione di idee sostanzialmente stereotipate, secondo le quali l’impoverimento o lo svuotamento di “sostanza educativa” nell’ambito delle relazioni sociali fondamentali sia un esito rintracciabile prevalentemente all’interno di quei contesti e territori caratterizzati da difficoltà socio-economiche, ignoranza o arretratezza culturale. Pertanto, intervenire nei contesti formativi con l'intento di contrastare le povertà educative, implica che, sul versante metodologico, si focalizzi l’attenzione non sul problema dei soggetti in formazione come dato oggettivo, ma sulla soggettività dell’educatore che dialoga con la soggettività dell’educando, ovvero sulle problematiche, sui pensieri, sulle condizioni di relazione che costituiscono le variabili nascoste che tacitamente influenzano e dirigono gli esiti formativi. La diffusione di una cultura dell’educazione che segua tale idea di fondo diventa, dunque, un tassello centrale e non eludibile per la costruzione delle figure che a vario titolo partecipano alla configurazione e al sostegno dei percorsi educativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.