Tra i meriti universalmente riconosciuti alla serie creata da Julian Fellowes, la capacità di aver dato vita a un mondo finzionale dotato di spessore, complessità e autonomia è indicata di frequente quale suo elemento distintivo. L’effetto di realtà che promana dallo schermo è il risultato di un sofisticato connubio di componenti narrative e cinematografiche: se l’atmosfera del primo Novecento è evocata con efficacia grazie a un’attenzione maniacale per le ricostruzioni – dalle architetture ai costumi, dall’etichetta di aristocratici e servitù ai dettagli dei primi elettrodomestici e delle pubblicità coeve –, l’illusione di trovarsi immersi in uno storyworld va altresì ricondotta al rapporto tra gli eventi storici rappresentati e i personaggi che, come accade nel mondo reale, sono da essi influenzati e plasmati nel corso degli episodi (in maniera più evidente nel caso della I guerra mondiale). Sostenuto da tali dinamiche, è questo tipo di realismo ad aver favorito le molteplici manifestazioni di ciò che può definirsi una vera e propria Dowtonmania. Se lo sviluppo turistico dei luoghi in cui è stata girata la serie è il primo e più tangibile indice del sottile limine che separa la finzione dalla realtà, il potenziale creativo del culto di Downton Abbey è rinvenibile soprattutto nelle numerose forme di appropriazione, riscrittura e ri-mediazione che si sono ispirate alla serie tv. La fenomenologia del multi-verso immaginario di Fellowes, che il presente contributo esamina, include trasposizioni teatrali e cinematografiche – tra cui può annoverarsi il recente Downton Abbey: the Film (2019) –, esempi di fanfiction, scritture narrative di sequel e prequel, mash-up strutturati secondo contaminazioni di genere, ma anche, sul versante più marcatamente consumistico, siti web dedicati, blog di discussione e vendita di gadget, applicazioni per apparecchi mobili (a partire da quella dedicata alle citazioni memorabili della serie, “Downtonisms”), giochi di ruolo e da tavolo ed eventi in costume, per citare solo alcuni esempi. A partire da questi, e focalizzandosi in modo particolare su alcuni campioni rappresentativi della narrativa per così dire spin-off (appartenenti rispettivamente ai generi del saggio o companion, del romanzo, del graphic novel, del libro illustrato e del mash-up), il saggio analizza alcune delle caratteristiche e delle peculiarità dell’“effetto Downton”, a dimostrazione che anche la natura delle storie, come quella della vita stessa, parafrasando una celebre frase del maggiordomo Carson, è di "non essere permanente, ma provvisoria”.

‘È la natura stessa della vita a non essere permanente, ma provvisoria’: le metamorfosi letterarie di 'Downton Abbey'

Raffaella Antinucci
2021-01-01

Abstract

Tra i meriti universalmente riconosciuti alla serie creata da Julian Fellowes, la capacità di aver dato vita a un mondo finzionale dotato di spessore, complessità e autonomia è indicata di frequente quale suo elemento distintivo. L’effetto di realtà che promana dallo schermo è il risultato di un sofisticato connubio di componenti narrative e cinematografiche: se l’atmosfera del primo Novecento è evocata con efficacia grazie a un’attenzione maniacale per le ricostruzioni – dalle architetture ai costumi, dall’etichetta di aristocratici e servitù ai dettagli dei primi elettrodomestici e delle pubblicità coeve –, l’illusione di trovarsi immersi in uno storyworld va altresì ricondotta al rapporto tra gli eventi storici rappresentati e i personaggi che, come accade nel mondo reale, sono da essi influenzati e plasmati nel corso degli episodi (in maniera più evidente nel caso della I guerra mondiale). Sostenuto da tali dinamiche, è questo tipo di realismo ad aver favorito le molteplici manifestazioni di ciò che può definirsi una vera e propria Dowtonmania. Se lo sviluppo turistico dei luoghi in cui è stata girata la serie è il primo e più tangibile indice del sottile limine che separa la finzione dalla realtà, il potenziale creativo del culto di Downton Abbey è rinvenibile soprattutto nelle numerose forme di appropriazione, riscrittura e ri-mediazione che si sono ispirate alla serie tv. La fenomenologia del multi-verso immaginario di Fellowes, che il presente contributo esamina, include trasposizioni teatrali e cinematografiche – tra cui può annoverarsi il recente Downton Abbey: the Film (2019) –, esempi di fanfiction, scritture narrative di sequel e prequel, mash-up strutturati secondo contaminazioni di genere, ma anche, sul versante più marcatamente consumistico, siti web dedicati, blog di discussione e vendita di gadget, applicazioni per apparecchi mobili (a partire da quella dedicata alle citazioni memorabili della serie, “Downtonisms”), giochi di ruolo e da tavolo ed eventi in costume, per citare solo alcuni esempi. A partire da questi, e focalizzandosi in modo particolare su alcuni campioni rappresentativi della narrativa per così dire spin-off (appartenenti rispettivamente ai generi del saggio o companion, del romanzo, del graphic novel, del libro illustrato e del mash-up), il saggio analizza alcune delle caratteristiche e delle peculiarità dell’“effetto Downton”, a dimostrazione che anche la natura delle storie, come quella della vita stessa, parafrasando una celebre frase del maggiordomo Carson, è di "non essere permanente, ma provvisoria”.
2021
9788857576855
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/99776
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