Nella scia delle profonde trasformazioni nelle relazioni internazionali indotte dalla prorompente globalizzazione della contemporaneità, appena sul finire dello scorso secolo sembrava che il nuovo ordine mondiale potesse finalmente archiviare il concetto stesso di “limes”, attribuendovi sempre più evidente valenza virtuale. Tuttavia, un evidente distinguo emergeva da una più attenta lettura di matrice geografica che poneva un netto distinguo tra la dimensione “concettuale”, suscettibile di accezione virtuale, e la dimensione “fisica”, limes regolatore di naturav giuridico-amministrativa, tutt’altro che superabile (D’Aponte T., 2004). Negli anni più recenti, poi, la stessa dimensione concettuale ha preso rapidamente nuova vivacità, sospinta da ideologie neo-sovraniste, spesso alimentate da posizioni di palese contrapposizione alla pressione esercitata da flussi migratori che, dal sud del mondo, si riversavano, con crescente vigore, verso le aree geografiche in cui le condizioni di vita delle popolazioni insediatevi apparivano particolarmente favorevoli alla diffusione del benessere sociale. In una simile ottica non vi è dubbio alcuno, come testimonia ampia letteratura geografica (Paasi, A, 1999; Michel 2013; Roche J.J.,2016; Vallet et Al., 2016), che la costruzione di ulteriori “barriere”, innovativi diaframmi all’interno di numerosi Stati, proceda con ritmo accelerato, sicchè dalla caduta del “muro” di Berlino, un quarto di secolo fa, allorquando erano 16 le recinzioni in tutto il mondo, ormai se ne annoverano addirittura 63, che interessano 67 stati in 5 Continenti. Nello stesso tempo, mentre la tendenza ad isolarsi, coinvolti da un’irrazionale paura nei confronti del “diverso” e dello “sconosciuto” che alimenta il moltiplicarsi di “limes”, sia concettuali, sia fisici, la consapevolezza crescente della rischiosità insita nella diffusione “globale” dell’inquinamento, con le conseguenti alterazioni del clima e della stessa sicurezza dei luoghi e dei beni, pone un problema chew ancora una volta ripropone un innovativo modello di declinazione del concetto stesso di confine. La polluzione atmosferica, movimentata nell’atmosfera dalla circolazione generale dell’aria, finisce per rendere ancora una volta desueto ogni concetto e qualsivoglia formulazione fisica di “confine” tra entità politico-amministrative all’interno dell’intero mondo contemporaneo, polarizzando l’attenzione degli Stati su politiche e tecniche di salvaguardia di non semplice implementazione. Riflettendo su una procedura “virtuosa” concepita nell’ambito dell’UE per la limitazione della polluzione atmosferica, in termini di riduzione della CO2 e dell’immissione in atmosfera delle “polveri sottili” di varia origine e concentrazione, questo contributo si ripropone di esaminare il processo di contenimento in atto, riferito all’Italia, su di un piano geografico definito dal nesso che intercorre tra innovazioni tecnologiche e analisi dei fenomeni distributivi nell’articolazione del rapporto che si determina tra la scala generale dell’entità nazionale e le articolazioni territoriali di differente concentrazione sia del popolamento, sia delle attività produttive. Più in dettaglio, il contributo tende a evidenziare le dicotomie che si determinano tra aree intensamente umanizzate e aree di minore concentrazione per individuare tecniche virtuose e modalità innovative di contrasto alla contaminazione atmosferica consentite da tecnologie appropriate in grado di conciliare, sul piano concettuale, il superamento del valore del “limes” attraverso l’universalità sottesa alla sfida ambientale che la società “globale” è chiamata a porre in essere.

OLTRE IL “CONFINE”. LA SFIDA AMBIENTALE E IL SUPERAMENTO DEL “LIMES” ATTRAVERSO INNOVAZIONE E TECNOLOGIA

D'Aponte V
2020-01-01

Abstract

Nella scia delle profonde trasformazioni nelle relazioni internazionali indotte dalla prorompente globalizzazione della contemporaneità, appena sul finire dello scorso secolo sembrava che il nuovo ordine mondiale potesse finalmente archiviare il concetto stesso di “limes”, attribuendovi sempre più evidente valenza virtuale. Tuttavia, un evidente distinguo emergeva da una più attenta lettura di matrice geografica che poneva un netto distinguo tra la dimensione “concettuale”, suscettibile di accezione virtuale, e la dimensione “fisica”, limes regolatore di naturav giuridico-amministrativa, tutt’altro che superabile (D’Aponte T., 2004). Negli anni più recenti, poi, la stessa dimensione concettuale ha preso rapidamente nuova vivacità, sospinta da ideologie neo-sovraniste, spesso alimentate da posizioni di palese contrapposizione alla pressione esercitata da flussi migratori che, dal sud del mondo, si riversavano, con crescente vigore, verso le aree geografiche in cui le condizioni di vita delle popolazioni insediatevi apparivano particolarmente favorevoli alla diffusione del benessere sociale. In una simile ottica non vi è dubbio alcuno, come testimonia ampia letteratura geografica (Paasi, A, 1999; Michel 2013; Roche J.J.,2016; Vallet et Al., 2016), che la costruzione di ulteriori “barriere”, innovativi diaframmi all’interno di numerosi Stati, proceda con ritmo accelerato, sicchè dalla caduta del “muro” di Berlino, un quarto di secolo fa, allorquando erano 16 le recinzioni in tutto il mondo, ormai se ne annoverano addirittura 63, che interessano 67 stati in 5 Continenti. Nello stesso tempo, mentre la tendenza ad isolarsi, coinvolti da un’irrazionale paura nei confronti del “diverso” e dello “sconosciuto” che alimenta il moltiplicarsi di “limes”, sia concettuali, sia fisici, la consapevolezza crescente della rischiosità insita nella diffusione “globale” dell’inquinamento, con le conseguenti alterazioni del clima e della stessa sicurezza dei luoghi e dei beni, pone un problema chew ancora una volta ripropone un innovativo modello di declinazione del concetto stesso di confine. La polluzione atmosferica, movimentata nell’atmosfera dalla circolazione generale dell’aria, finisce per rendere ancora una volta desueto ogni concetto e qualsivoglia formulazione fisica di “confine” tra entità politico-amministrative all’interno dell’intero mondo contemporaneo, polarizzando l’attenzione degli Stati su politiche e tecniche di salvaguardia di non semplice implementazione. Riflettendo su una procedura “virtuosa” concepita nell’ambito dell’UE per la limitazione della polluzione atmosferica, in termini di riduzione della CO2 e dell’immissione in atmosfera delle “polveri sottili” di varia origine e concentrazione, questo contributo si ripropone di esaminare il processo di contenimento in atto, riferito all’Italia, su di un piano geografico definito dal nesso che intercorre tra innovazioni tecnologiche e analisi dei fenomeni distributivi nell’articolazione del rapporto che si determina tra la scala generale dell’entità nazionale e le articolazioni territoriali di differente concentrazione sia del popolamento, sia delle attività produttive. Più in dettaglio, il contributo tende a evidenziare le dicotomie che si determinano tra aree intensamente umanizzate e aree di minore concentrazione per individuare tecniche virtuose e modalità innovative di contrasto alla contaminazione atmosferica consentite da tecnologie appropriate in grado di conciliare, sul piano concettuale, il superamento del valore del “limes” attraverso l’universalità sottesa alla sfida ambientale che la società “globale” è chiamata a porre in essere.
2020
978-88-908926-6-0
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