Pubblicato postumo per esplicita volontà dell’autore, nel 1971, e a quasi sessant’anni dalla sua composizione (1913-14), "Maurice" costituisce un caso singolare di autocensura. Malgrado il romanzo abbia ricevuto grande attenzione critica e, come profetizzato da Forster, suscitato non poche polemiche, minando l’immagine autorevole e rispettabilissima incarnata dallo scrittore nel xx secolo, le dinamiche autocensorie che ne hanno accompagnato la stesura – e rinviato l’uscita – sono state raramente oggetto di studio o di approfondimento ermeneutico. Il contributo esplora e ricostruisce questo emblematico esempio di autocensura, servendosi di riferimenti teorici attinti sia dal campo della critica letteraria (Parkes, 1996; Fellion, Inglis, 2017) sia da quello della politologia (Cook, Heilmann, 2013) e prendendo in considerazione diverse fonti. La prima, di natura meta-tematica, è costituita dalle riflessioni forsteriane sulla censura contenute nell’articolo "The Censorship of Books" apparso nel 1929 sul mensile “The Nineteenth Century and After” assieme ad altri interventi (da segnalare quello di Virginia Woolf ), con cui Forster prende posizione in difesa del romanzo di Radclyffe Hall, "The Well of Loneliness" ("Il pozzo della solitudine", 1928), in seguito al processo che ne vietò la circolazione nel Regno Unito a causa della relazione lesbica su cui era incentrato. La seconda e più esplicita fonte è di tipo paratestuale, ed è costituita dalla "Terminal Note" inserita dallo stesso autore quale premessa al testo nella sua versione del 1960 (al termine di tre successive revisioni). Le considerazioni in essa riportate sono discusse alla luce delle componenti narrative e diegetiche più “sovversive” del romanzo, focalizzate sulla rappresentazione “media” del protagonista Maurice Hall, sulla sua relazione omosessuale e interclassista con il guardiacaccia Alec Scudder e sullo happy ending del romanzo. Infine, un’ultima ma imprescindibile fonte di informazione che può far luce sulla scelta di Forster è la sua ricca corrispondenza, in particolare quella intrattenuta con Christopher Isherwood, uno dei selezionati lettori del manoscritto di Maurice e destinatario del messaggio allegato da Forster al dattiloscritto dell’opera (1960), qui utilizzato nel titolo: «Publishable. But worth it?» (“Pubblicabile. Ma ne vale la pena?”). Facendo dialogare queste diverse voci autoriali, il saggio ripercorre le direttrici dell’autocensura forsteriana e cerca di dar conto della complessità di un silenzio le cui inespresse potenzialità letterarie e culturali, già rilevate da Pasolini nel 1972 in una recensione al romanzo, sono ancor oggi oggetto di dibattito. La principale domanda a cui lo studio tenta di dare risposta è se, e in quale misura, l’autocensura autoriale abbia influenzato la composizione e la successiva revisione del romanzo.

“«Publishable. But worth it?». E. M. Forster e le dinamiche dell’autocensura in Maurice (1913-14/1971)”

Raffaella Antinucci
2020-01-01

Abstract

Pubblicato postumo per esplicita volontà dell’autore, nel 1971, e a quasi sessant’anni dalla sua composizione (1913-14), "Maurice" costituisce un caso singolare di autocensura. Malgrado il romanzo abbia ricevuto grande attenzione critica e, come profetizzato da Forster, suscitato non poche polemiche, minando l’immagine autorevole e rispettabilissima incarnata dallo scrittore nel xx secolo, le dinamiche autocensorie che ne hanno accompagnato la stesura – e rinviato l’uscita – sono state raramente oggetto di studio o di approfondimento ermeneutico. Il contributo esplora e ricostruisce questo emblematico esempio di autocensura, servendosi di riferimenti teorici attinti sia dal campo della critica letteraria (Parkes, 1996; Fellion, Inglis, 2017) sia da quello della politologia (Cook, Heilmann, 2013) e prendendo in considerazione diverse fonti. La prima, di natura meta-tematica, è costituita dalle riflessioni forsteriane sulla censura contenute nell’articolo "The Censorship of Books" apparso nel 1929 sul mensile “The Nineteenth Century and After” assieme ad altri interventi (da segnalare quello di Virginia Woolf ), con cui Forster prende posizione in difesa del romanzo di Radclyffe Hall, "The Well of Loneliness" ("Il pozzo della solitudine", 1928), in seguito al processo che ne vietò la circolazione nel Regno Unito a causa della relazione lesbica su cui era incentrato. La seconda e più esplicita fonte è di tipo paratestuale, ed è costituita dalla "Terminal Note" inserita dallo stesso autore quale premessa al testo nella sua versione del 1960 (al termine di tre successive revisioni). Le considerazioni in essa riportate sono discusse alla luce delle componenti narrative e diegetiche più “sovversive” del romanzo, focalizzate sulla rappresentazione “media” del protagonista Maurice Hall, sulla sua relazione omosessuale e interclassista con il guardiacaccia Alec Scudder e sullo happy ending del romanzo. Infine, un’ultima ma imprescindibile fonte di informazione che può far luce sulla scelta di Forster è la sua ricca corrispondenza, in particolare quella intrattenuta con Christopher Isherwood, uno dei selezionati lettori del manoscritto di Maurice e destinatario del messaggio allegato da Forster al dattiloscritto dell’opera (1960), qui utilizzato nel titolo: «Publishable. But worth it?» (“Pubblicabile. Ma ne vale la pena?”). Facendo dialogare queste diverse voci autoriali, il saggio ripercorre le direttrici dell’autocensura forsteriana e cerca di dar conto della complessità di un silenzio le cui inespresse potenzialità letterarie e culturali, già rilevate da Pasolini nel 1972 in una recensione al romanzo, sono ancor oggi oggetto di dibattito. La principale domanda a cui lo studio tenta di dare risposta è se, e in quale misura, l’autocensura autoriale abbia influenzato la composizione e la successiva revisione del romanzo.
2020
978-88-430-9924-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/85201
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