Il perseguimento di uno sviluppo economico sostenibile e gli aspetti relativi alla tutela dei beni ambientali hanno posto alle istituzioni politiche internazionali nuove e impegnative sfide. La dimensione globale dei problemi ambientali di cui parleremo a lungo nella seconda parte del volume, con gli effetti del cambiamento climatico causato dalle emissioni di CO2, richiede sempre di più un efficiente meccanismo di coordinamento istituzionale affidato ad un’autorità sovranazionale che si faccia carico della soluzione dei problemi. Il tentativo delle istituzioni internazionali di ricercare una soluzione attraverso lo strumento delle conferenze, perseguito a partire dai primi anni settanta del secolo scorso fino ad oggi, si è rivelato però complessivamente inefficace. In particolare, le conferenze internazionali indette dall’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno affrontato le questioni ambientali avviando processi negoziali fra Stati sovrani mirati a coinvolgere il maggior numero di Paesi possibile, prendendo a riferimento precedenti esperienze di accordi internazionali raggiunti su altre tematiche. Gli esiti dei processi negoziali hanno prodotto un numero considerevole di trattati che hanno assunto la forma di dichiarazioni non vincolanti e sono risultati politicamente rilevanti solo per i Paesi che li hanno riconosciuti come adeguati strumenti di regolamentazione. Parte dell’insuccesso riportato dalle istituzioni internazionali nell’affrontare le questioni ambientali è dovuto all’assenza di un governo centrale che abbia il potere di imporre, controllare e coordinare i vari interventi volti alla regolamentazione dell’uso delle risorse e al controllo delle esternalità. Si ritiene però che le maggiori difficoltà nel trasferire nel campo degli accordi ambientali l’esperienza maturata attraverso negoziati su altre tematiche siano strettamente connesse alla specifica natura degli accordi, caratterizzati da un elevato numero di partecipanti e da una instabilità intrinseca. L’instabilità degli accordi in tema ambientale è dovuta a problemi che sorgono nel momento in cui i Paesi avviano una trattativa e che possono essere sintetizzati prevalentemente nell’asimmetria informativa e nel comportamento free-riding. Il primo problema relativo all’asimmetria informativa implica che ogni Paese conosce e gestisce la propria situazione meglio di ogni altro e può trarre vantaggio da questa situazione. Il secondo problema si riferisce al free-riding, cioè un comportamento opportunistico che deriva dalle caratteristiche dei beni ambientali, che sono beni comuni configurabili come capitale naturale di proprietà collettiva. La caratteristica che consente a più Paesi di utilizzare contemporaneamente la medesima risorsa senza esclusione di alcuno si rivela un incentivo a sovra utilizzarla o comunque ne favorisce un uso sbagliato che può solo procurarne una degradazione e impedire alla risorsa di svolgere le sue funzioni. Gli elementi di debolezza evidenziati inducono notevoli perplessità e denunciano le difficoltà di pervenire alla realizzazione di un’efficace politica ambientale attraverso lo svolgimento di conferenze internazionali mirate a pervenire ad accordi su trattati che hanno per oggetto la risoluzione delle questioni ambientali compatibilmente con le esigenze di sviluppo economico. Sulla base di queste premesse, nel presente capitolo sono presi in esame gli sviluppi della politica internazionale relativa alle questioni ambientali, focalizzando l’attenzione sia sui risultati raggiunti dalle conferenze indette dall’Organizzazione delle Nazioni Unite sia sulle strategie di intervento per la gestione e la tutela del patrimonio ambientale intraprese dall’Unione europea. Viene poi evidenziata la rilevanza di un particolare tipo di esternalità, il riscaldamento globale del pianeta (global warming), che impone la necessità di definire specifiche politiche di intervento, indispensabili per salvaguardare l’ambiente dalle emissioni di gas serra.

Dai mali dell'inquinamento al cambiamento del clima: un'analisi degli interventi di politica internazionale e comunitaria

Aprile, M. C.
2019-01-01

Abstract

Il perseguimento di uno sviluppo economico sostenibile e gli aspetti relativi alla tutela dei beni ambientali hanno posto alle istituzioni politiche internazionali nuove e impegnative sfide. La dimensione globale dei problemi ambientali di cui parleremo a lungo nella seconda parte del volume, con gli effetti del cambiamento climatico causato dalle emissioni di CO2, richiede sempre di più un efficiente meccanismo di coordinamento istituzionale affidato ad un’autorità sovranazionale che si faccia carico della soluzione dei problemi. Il tentativo delle istituzioni internazionali di ricercare una soluzione attraverso lo strumento delle conferenze, perseguito a partire dai primi anni settanta del secolo scorso fino ad oggi, si è rivelato però complessivamente inefficace. In particolare, le conferenze internazionali indette dall’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno affrontato le questioni ambientali avviando processi negoziali fra Stati sovrani mirati a coinvolgere il maggior numero di Paesi possibile, prendendo a riferimento precedenti esperienze di accordi internazionali raggiunti su altre tematiche. Gli esiti dei processi negoziali hanno prodotto un numero considerevole di trattati che hanno assunto la forma di dichiarazioni non vincolanti e sono risultati politicamente rilevanti solo per i Paesi che li hanno riconosciuti come adeguati strumenti di regolamentazione. Parte dell’insuccesso riportato dalle istituzioni internazionali nell’affrontare le questioni ambientali è dovuto all’assenza di un governo centrale che abbia il potere di imporre, controllare e coordinare i vari interventi volti alla regolamentazione dell’uso delle risorse e al controllo delle esternalità. Si ritiene però che le maggiori difficoltà nel trasferire nel campo degli accordi ambientali l’esperienza maturata attraverso negoziati su altre tematiche siano strettamente connesse alla specifica natura degli accordi, caratterizzati da un elevato numero di partecipanti e da una instabilità intrinseca. L’instabilità degli accordi in tema ambientale è dovuta a problemi che sorgono nel momento in cui i Paesi avviano una trattativa e che possono essere sintetizzati prevalentemente nell’asimmetria informativa e nel comportamento free-riding. Il primo problema relativo all’asimmetria informativa implica che ogni Paese conosce e gestisce la propria situazione meglio di ogni altro e può trarre vantaggio da questa situazione. Il secondo problema si riferisce al free-riding, cioè un comportamento opportunistico che deriva dalle caratteristiche dei beni ambientali, che sono beni comuni configurabili come capitale naturale di proprietà collettiva. La caratteristica che consente a più Paesi di utilizzare contemporaneamente la medesima risorsa senza esclusione di alcuno si rivela un incentivo a sovra utilizzarla o comunque ne favorisce un uso sbagliato che può solo procurarne una degradazione e impedire alla risorsa di svolgere le sue funzioni. Gli elementi di debolezza evidenziati inducono notevoli perplessità e denunciano le difficoltà di pervenire alla realizzazione di un’efficace politica ambientale attraverso lo svolgimento di conferenze internazionali mirate a pervenire ad accordi su trattati che hanno per oggetto la risoluzione delle questioni ambientali compatibilmente con le esigenze di sviluppo economico. Sulla base di queste premesse, nel presente capitolo sono presi in esame gli sviluppi della politica internazionale relativa alle questioni ambientali, focalizzando l’attenzione sia sui risultati raggiunti dalle conferenze indette dall’Organizzazione delle Nazioni Unite sia sulle strategie di intervento per la gestione e la tutela del patrimonio ambientale intraprese dall’Unione europea. Viene poi evidenziata la rilevanza di un particolare tipo di esternalità, il riscaldamento globale del pianeta (global warming), che impone la necessità di definire specifiche politiche di intervento, indispensabili per salvaguardare l’ambiente dalle emissioni di gas serra.
2019
978-88-6184-650-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/75889
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