The study takes a cue from the 2016-2017 earthquake of Central Italy to reflect on the EU role facing to the emergencies hitting Member States and on the balance between the exigency to offer assistance to the States and the need to assure the financial stability of the EU whole system. The paper underlines that, if in a first time the European Community tried mainly to avoid that natural calamities could become an excuse to violate the Treaty norms (mainly in the sector of State aids), during the time it reinforced its engagement to support the States hit by the emergencies, both with financial instruments (Structural Finds, Solidarity Fund), and by acquiring a role of operative and logistic coordination (through the creation, on transversal legal basis, of a Civil Protection Mechanism). The Lisbon Treaty, establishing a specific legal basis for the civil protection (article 196 TEUF) and a solidarity clause (article 222 TEUF), established an accomplished system of EU reaction to the emergencies, establishing the intervention of the Member States in support of the hit States, and attributing to the EU Institutions a role of coordination and direct support. The financial crises led the Institution to rationalize the fund use, not only restricting the admission conditions (conditionality) but also tighten up the burdens on the State budgets and the overrun conditions for exceptional circumstances. Nevertheless, the Central Italy earthquake and the migratory emergency in Green demonstrated that the austerity could worsen the situation of States already weakened by economic difficulties and hit by an emergency. In this perspective, the study proposes to activate a “stabilizer” that, in situations of emergency, support automatically States and territories going down a limit of Gross Domestic Product (GDP). The fund use should be fastened to specific expense typologies strictly functional to the emergency overcome and to the economic recovery. After the COVID-19 outbreak, the proposed mechanism appears very useful as a pattern for the analysis of the Next Generation Program.

Il lavoro prende spunto dal terremoto del centro Italia del 2016-2017 per riflettere sul ruolo dell’UE in risposta alle emergenze che colpiscono gli Stari membri e sul bilanciamento tra l’esigenza di offrire assistenza agli Stati e quella di garantire la stabilità finanziaria del sistema nel suo complesso. Il lavoro evidenzia che, se in un primo momento la Comunità ha cercato soprattutto di evitare che le calamità divenissero una scusa per violare le norme del Trattato (soprattutto in materia di aiuti), nel tempo essa ha rafforzato il suo impegno nel sostegno agli Stati colpiti dalle emergenze, sia aumentando il sostegno finanziario (Fondi strutturali, Fondo di solidarietà), sia acquisendo un ruolo di coordinamento operativo e logistico (attraverso la creazione, su basi giuridiche trasversali, di un Meccanismo europeo di protezione civile). Il Trattato di Lisbona, prevedendo una specifica base giuridica per la protezione civile (art. 196 TFUE) e una clausola di solidarietà (art. 222 TFUE), ha definito un vero e proprio sistema europeo di reazione alle emergenze, che prevede l’intervento degli altri Stati a supporto dello Stato colpito e attribuisce alle Istituzioni un ruolo di coordinamento e sostegno diretto. La crisi finanziaria ha indotto le Istituzioni ad una razionalizzazione dell’impiego dei fondi, non solo rendendo più restrittive le condizioni di accesso ai finanziamenti europei (“condizionalità), ma anche irrigidendo i vincoli incombenti sui bilanci statali e le condizioni per lo sforamento in circostanze eccezionali. Proprio gli esempi del terremoto in Italia o la crisi migratoria in Grecia hanno messo in evidenza che l’approccio di austerity può peggiorare la situazione di Stati già colpiti da difficoltà economiche che si trovino ad affrontare ulteriori emergenze. In questa prospettiva, lo studio propone di attivare uno “stabilizzatore” che, in situazioni di emergenza, supporti in maniera “automatica” gli Stati e i territori che scendano al di sotto di determinate soglie di PIL e in cui l’impiego dei fondi sia vincolato a tipologie di spesa strettamente funzionali alla risposta all’emergenza e alla ripresa economica (“earmarking”). In seguito allo scoppio della crisi sanitaria, il modello proposto dal lavoro appare di utilità come paradigma da cui partire per l’analisi del Programma Next generation.

L’intervento dell’UE in risposta alle emergenze: trade-off tra stabilità finanziaria e solidarietà?

Tufano Maria Luisa
;
Pugliese Sara
2018-01-01

Abstract

The study takes a cue from the 2016-2017 earthquake of Central Italy to reflect on the EU role facing to the emergencies hitting Member States and on the balance between the exigency to offer assistance to the States and the need to assure the financial stability of the EU whole system. The paper underlines that, if in a first time the European Community tried mainly to avoid that natural calamities could become an excuse to violate the Treaty norms (mainly in the sector of State aids), during the time it reinforced its engagement to support the States hit by the emergencies, both with financial instruments (Structural Finds, Solidarity Fund), and by acquiring a role of operative and logistic coordination (through the creation, on transversal legal basis, of a Civil Protection Mechanism). The Lisbon Treaty, establishing a specific legal basis for the civil protection (article 196 TEUF) and a solidarity clause (article 222 TEUF), established an accomplished system of EU reaction to the emergencies, establishing the intervention of the Member States in support of the hit States, and attributing to the EU Institutions a role of coordination and direct support. The financial crises led the Institution to rationalize the fund use, not only restricting the admission conditions (conditionality) but also tighten up the burdens on the State budgets and the overrun conditions for exceptional circumstances. Nevertheless, the Central Italy earthquake and the migratory emergency in Green demonstrated that the austerity could worsen the situation of States already weakened by economic difficulties and hit by an emergency. In this perspective, the study proposes to activate a “stabilizer” that, in situations of emergency, support automatically States and territories going down a limit of Gross Domestic Product (GDP). The fund use should be fastened to specific expense typologies strictly functional to the emergency overcome and to the economic recovery. After the COVID-19 outbreak, the proposed mechanism appears very useful as a pattern for the analysis of the Next Generation Program.
2018
978-88-6611-664-6
Il lavoro prende spunto dal terremoto del centro Italia del 2016-2017 per riflettere sul ruolo dell’UE in risposta alle emergenze che colpiscono gli Stari membri e sul bilanciamento tra l’esigenza di offrire assistenza agli Stati e quella di garantire la stabilità finanziaria del sistema nel suo complesso. Il lavoro evidenzia che, se in un primo momento la Comunità ha cercato soprattutto di evitare che le calamità divenissero una scusa per violare le norme del Trattato (soprattutto in materia di aiuti), nel tempo essa ha rafforzato il suo impegno nel sostegno agli Stati colpiti dalle emergenze, sia aumentando il sostegno finanziario (Fondi strutturali, Fondo di solidarietà), sia acquisendo un ruolo di coordinamento operativo e logistico (attraverso la creazione, su basi giuridiche trasversali, di un Meccanismo europeo di protezione civile). Il Trattato di Lisbona, prevedendo una specifica base giuridica per la protezione civile (art. 196 TFUE) e una clausola di solidarietà (art. 222 TFUE), ha definito un vero e proprio sistema europeo di reazione alle emergenze, che prevede l’intervento degli altri Stati a supporto dello Stato colpito e attribuisce alle Istituzioni un ruolo di coordinamento e sostegno diretto. La crisi finanziaria ha indotto le Istituzioni ad una razionalizzazione dell’impiego dei fondi, non solo rendendo più restrittive le condizioni di accesso ai finanziamenti europei (“condizionalità), ma anche irrigidendo i vincoli incombenti sui bilanci statali e le condizioni per lo sforamento in circostanze eccezionali. Proprio gli esempi del terremoto in Italia o la crisi migratoria in Grecia hanno messo in evidenza che l’approccio di austerity può peggiorare la situazione di Stati già colpiti da difficoltà economiche che si trovino ad affrontare ulteriori emergenze. In questa prospettiva, lo studio propone di attivare uno “stabilizzatore” che, in situazioni di emergenza, supporti in maniera “automatica” gli Stati e i territori che scendano al di sotto di determinate soglie di PIL e in cui l’impiego dei fondi sia vincolato a tipologie di spesa strettamente funzionali alla risposta all’emergenza e alla ripresa economica (“earmarking”). In seguito allo scoppio della crisi sanitaria, il modello proposto dal lavoro appare di utilità come paradigma da cui partire per l’analisi del Programma Next generation.
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