Jean Ray, La Rivoluzione francese e il pensiero giuridico. L’idea del regno della legge. La Rivoluzione francese, secondo una sintetica espressione di Jules Michelet, è «l’ascesa al trono della legge». Ma che cosa intende per «legge» la Rivoluzione? Qualche anno prima della data simbolica della presa della Bastiglia, Rousseau aveva affermato che «la definizione della legge era ancora da fare». Nell’Antico Regime, che ormai tramontava, la legge era un difficile e precario equilibrio pluritestuale che si espandeva senza limiti nel coacervo dei materiali giurisprudenziali. Ora, invece, diventava la chiara e netta espressione della Volontà generale. Fu dunque Rousseau a dare ai Costituenti e ai Convenzionali la teoria della legge che essi trasfusero nei testi legislativi e costituzionali rivoluzionari. Questo nuovo concetto di «legge» è indissolubilmente legato a due aspetti essenziali dell’ideale rivoluzionario, a loro volta connessi l’uno all’altro: la libertà e l’eguaglianza. La libertà è assicurata dal fatto che la legge proviene dagli stessi soggetti che essa governa ed è inscindibile dall’eguaglianza perché non si può essere ingiusti verso gli altri senza esserlo verso se stessi. In ragione degli stessi legami che la ricollegano alla libertà e all’uguaglianza, la legge è come il simbolo di tutta l’opera rivoluzionaria. L’idea della sovranità della legge ispirò tutto un imponente complesso d’istituzioni (tra cui il supremo Tribunale di Cassazione) destinate a formare la struttura portante del nuovo diritto fino ai giorni nostri. Tuttavia, la traduzione del principio nella pratica fu più problematica del previsto. Emerse ben presto la difficoltà di applicazione della legge senza la mediazione di strumenti regolamentari di attuazione, i quali però, provenendo da un potere alternativo all’organo legislativo, il governo, spesso divergono quando non contraddicono la legge. Si aprì allora una ulteriore fase nella quale il principio della sovranità della legge risultò sempre più attenuato fino talvolta a diluirsi di nuovo nelle pastoie della tecnica giuridica. Abbiamo così compreso che l’idea illuministico-rivoluzionaria della semplificazione del diritto cozza contro resistenze che attengono spesso alla natura delle cose. Una certa complessità della legge, e di conseguenza il suo carattere più o meno misterioso per i cittadini, è inevitabile. Eppure è assolutamente necessario che vi sia una tensione verso il superamento di questa complessità e di questa opacità. Questa è la lezione della Rivoluzione che deve permanere. The French Revolution, according to a concise expression of Jules Michelet, is "the ascending to the throne by the law." But what does the Revolution mean by "law"? A few years before the symbolic date of the fall of the Bastille, Rousseau said that "the definition of the law is yet to be done." During the ancien régime, the law was a difficult and precarious balance which spanned across the accumulation of legal materials. Now it became the expression of the General Will. Rousseau, therefore, gave the Constituents the theory of law that they transfused in revolutionaries legislative and constitutional texts. This new concept of "law" is inextricably linked to two essential aspects of the revolutionary ideal, connected to each other: freedom and equality. Freedom is ensured by the fact that the law comes from the same subjects that it governs and is inseparable from equality because one can not be unfair to the other without being to oneself. Because of the same bonds that link it to freedom and equality, the law is like the symbol of all the revolutionary work. The idea of sovereignty of the law inspired an impressive complex of institutions (including the Supreme Court of Cassation) intended to form the backbone of the new law up to the present. However, the translation of the principle in practice was more problematic than expected. Soon emerged the difficulty of law enforcement without the mediation of regulatory tools for implementation, which, however, coming from an alternative power to the legislature, the government, often diverge from (if not contradict) the law. Then a further phase began in which the principle of sovereignty of the law became more and more attenuated until fading out again in the fetters of legal technique. We thus understand that the idea of the Revolution/Enlightenment simplification of law clashes with resistances that often relate to the nature of things. A certain complexity of the law, and therefore its character more or less mysterious to the citizens, is inevitable. Yet it is absolutely necessary that there be a tension toward overcoming this complexity and this opacity. This is the lesson of the Revolution, which should remain.
La Rivoluzione francese e il pensiero giuridico. L’idea del regno della legge
DI DONATO, Francesco
2013-01-01
Abstract
Jean Ray, La Rivoluzione francese e il pensiero giuridico. L’idea del regno della legge. La Rivoluzione francese, secondo una sintetica espressione di Jules Michelet, è «l’ascesa al trono della legge». Ma che cosa intende per «legge» la Rivoluzione? Qualche anno prima della data simbolica della presa della Bastiglia, Rousseau aveva affermato che «la definizione della legge era ancora da fare». Nell’Antico Regime, che ormai tramontava, la legge era un difficile e precario equilibrio pluritestuale che si espandeva senza limiti nel coacervo dei materiali giurisprudenziali. Ora, invece, diventava la chiara e netta espressione della Volontà generale. Fu dunque Rousseau a dare ai Costituenti e ai Convenzionali la teoria della legge che essi trasfusero nei testi legislativi e costituzionali rivoluzionari. Questo nuovo concetto di «legge» è indissolubilmente legato a due aspetti essenziali dell’ideale rivoluzionario, a loro volta connessi l’uno all’altro: la libertà e l’eguaglianza. La libertà è assicurata dal fatto che la legge proviene dagli stessi soggetti che essa governa ed è inscindibile dall’eguaglianza perché non si può essere ingiusti verso gli altri senza esserlo verso se stessi. In ragione degli stessi legami che la ricollegano alla libertà e all’uguaglianza, la legge è come il simbolo di tutta l’opera rivoluzionaria. L’idea della sovranità della legge ispirò tutto un imponente complesso d’istituzioni (tra cui il supremo Tribunale di Cassazione) destinate a formare la struttura portante del nuovo diritto fino ai giorni nostri. Tuttavia, la traduzione del principio nella pratica fu più problematica del previsto. Emerse ben presto la difficoltà di applicazione della legge senza la mediazione di strumenti regolamentari di attuazione, i quali però, provenendo da un potere alternativo all’organo legislativo, il governo, spesso divergono quando non contraddicono la legge. Si aprì allora una ulteriore fase nella quale il principio della sovranità della legge risultò sempre più attenuato fino talvolta a diluirsi di nuovo nelle pastoie della tecnica giuridica. Abbiamo così compreso che l’idea illuministico-rivoluzionaria della semplificazione del diritto cozza contro resistenze che attengono spesso alla natura delle cose. Una certa complessità della legge, e di conseguenza il suo carattere più o meno misterioso per i cittadini, è inevitabile. Eppure è assolutamente necessario che vi sia una tensione verso il superamento di questa complessità e di questa opacità. Questa è la lezione della Rivoluzione che deve permanere. The French Revolution, according to a concise expression of Jules Michelet, is "the ascending to the throne by the law." But what does the Revolution mean by "law"? A few years before the symbolic date of the fall of the Bastille, Rousseau said that "the definition of the law is yet to be done." During the ancien régime, the law was a difficult and precarious balance which spanned across the accumulation of legal materials. Now it became the expression of the General Will. Rousseau, therefore, gave the Constituents the theory of law that they transfused in revolutionaries legislative and constitutional texts. This new concept of "law" is inextricably linked to two essential aspects of the revolutionary ideal, connected to each other: freedom and equality. Freedom is ensured by the fact that the law comes from the same subjects that it governs and is inseparable from equality because one can not be unfair to the other without being to oneself. Because of the same bonds that link it to freedom and equality, the law is like the symbol of all the revolutionary work. The idea of sovereignty of the law inspired an impressive complex of institutions (including the Supreme Court of Cassation) intended to form the backbone of the new law up to the present. However, the translation of the principle in practice was more problematic than expected. Soon emerged the difficulty of law enforcement without the mediation of regulatory tools for implementation, which, however, coming from an alternative power to the legislature, the government, often diverge from (if not contradict) the law. Then a further phase began in which the principle of sovereignty of the law became more and more attenuated until fading out again in the fetters of legal technique. We thus understand that the idea of the Revolution/Enlightenment simplification of law clashes with resistances that often relate to the nature of things. A certain complexity of the law, and therefore its character more or less mysterious to the citizens, is inevitable. Yet it is absolutely necessary that there be a tension toward overcoming this complexity and this opacity. This is the lesson of the Revolution, which should remain.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.