La ricerca si propone di approfondire i profili funzionali, strutturali e di disciplina concernenti la figura della transazione c.d. mista, contemplata dalla disposizione dell’art. 1965, comma 2, c.c., in relazione alla possibile incidenza del negozio transattivo su rapporti non litigiosi, e all’astratta riconducibilità delle prestazioni transattive in schemi di altri contratti nominati. L’indagine muove dalla individuazione della fattispecie e dei suoi effetti, volgendo all’analisi, in prospettiva critica, delle ipotesi ricostruttive della commistione di cause e del collegamento negoziale. Ribadita l’esigenza di affrancare l’osservazione del fenomeno transattivo dall’influsso dogmatico delle concezioni c.dd. dichiarative, si prospetta il superamento delle tendenze dottrinali volte ad accreditare configurazioni strutturali “anomale” della figura oggetto di studio, per lo più condizionate dalla ritenuta necessità di sottrarre il regolamento dei rapporti incontroversi al divieto di risoluzione di cui all’art. 1976 c.c. Ma al superamento di tale limite – e, più in generale, alla soluzione dei problemi di disciplina della transazione c.d. mista – può pervenirsi, di là dalla tecnica della sussunzione, mediante adeguati approcci ermeneutici e la ricerca di corretti criteri di individuazione normativa, fondati sull’analisi funzionale del concreto assetto d’interessi.
La transazione mista
SANTORELLI, Gennaro
2015-01-01
Abstract
La ricerca si propone di approfondire i profili funzionali, strutturali e di disciplina concernenti la figura della transazione c.d. mista, contemplata dalla disposizione dell’art. 1965, comma 2, c.c., in relazione alla possibile incidenza del negozio transattivo su rapporti non litigiosi, e all’astratta riconducibilità delle prestazioni transattive in schemi di altri contratti nominati. L’indagine muove dalla individuazione della fattispecie e dei suoi effetti, volgendo all’analisi, in prospettiva critica, delle ipotesi ricostruttive della commistione di cause e del collegamento negoziale. Ribadita l’esigenza di affrancare l’osservazione del fenomeno transattivo dall’influsso dogmatico delle concezioni c.dd. dichiarative, si prospetta il superamento delle tendenze dottrinali volte ad accreditare configurazioni strutturali “anomale” della figura oggetto di studio, per lo più condizionate dalla ritenuta necessità di sottrarre il regolamento dei rapporti incontroversi al divieto di risoluzione di cui all’art. 1976 c.c. Ma al superamento di tale limite – e, più in generale, alla soluzione dei problemi di disciplina della transazione c.d. mista – può pervenirsi, di là dalla tecnica della sussunzione, mediante adeguati approcci ermeneutici e la ricerca di corretti criteri di individuazione normativa, fondati sull’analisi funzionale del concreto assetto d’interessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.