Nella vita politica dell'Antico Regime ogni soggetto doveva accreditarsi e legittimare la sua partecipazione attraverso la dimostrazione della sua antichità. Ciò perché nella forma mentis dei secoli medievali e moderni fino alla progressiva rottura culturale, intervenuta tra il Rinascimento e l'Illuminismo, il criterio unico per attribuire importanza a una qualsiasi entità era la sua permanenza, il suo dimorare nel tempo, un tempo infinito poiché dettato una colta per tutte dalla Volontà del Creatore. Essere antichi e stabili significava, in base a questo valore di fondo, essere istituzionali, ossia intrinseci al piano divino e provvidenziale. La società era ritenuta un organismo dato non costruito e con essa il diritto che ne regolava i rapporti e la vita intersggettiva. I giuristi perciò si sentivano custodi di un ordine universale, ontologico, immutabile se non negli elementi accidentali e superficiali, che la loro Scientia Juris doveva solo interpretare correttamente e rivelare attraverso i riti sapienziali della giustizia officiati dai sacerdoti del giure, ossia i magistrati togati. Ecco allora perché in ogni disputa pubblica era indispensabile ricorrere alla storia per legittimare la presenza ab imis fundamentis del regno della magistatura e della funzione giurisdizionale. Ed è esattamente quel che fecero i robins, i magistrati dei parlamenti di Antico Regime, guidati dalla sapiente regia di Louis-Adrien Le Paige. Questo straordinario ingegno giuridico, che rappresenta alla perfezione la forma mentis e l'ideologia del giurista di Antico Regime, aveva una prodigiosa memoria e una gigantesca biblioteca che gli consentiva di rintracciare ogni precedente a supporto delle proprie ragioni politiche contingenti. Quest'opera di archeologia del sapere giuridico egli la mise al servizio della causa politica della robe parlementaire, riuscendo in tal modo a trarre partito dall'erudizione storica posta alla base delle rivendicazioni politiche della magistratura contro la thèse dei partisans della corona. Fu questo il modo dei fiuristi di partecipare a quel "dibattito sulla storia di Francia" che già Denis Richet riteneva uno degli snodi cruciali della lotta ideologico-politica nel Settecento francese.
Le recours à l’histoire dans le discours juridique et dans la stratégie politique de la robe parlementaire au XVIIIe siècle
DI DONATO, Francesco
2006-01-01
Abstract
Nella vita politica dell'Antico Regime ogni soggetto doveva accreditarsi e legittimare la sua partecipazione attraverso la dimostrazione della sua antichità. Ciò perché nella forma mentis dei secoli medievali e moderni fino alla progressiva rottura culturale, intervenuta tra il Rinascimento e l'Illuminismo, il criterio unico per attribuire importanza a una qualsiasi entità era la sua permanenza, il suo dimorare nel tempo, un tempo infinito poiché dettato una colta per tutte dalla Volontà del Creatore. Essere antichi e stabili significava, in base a questo valore di fondo, essere istituzionali, ossia intrinseci al piano divino e provvidenziale. La società era ritenuta un organismo dato non costruito e con essa il diritto che ne regolava i rapporti e la vita intersggettiva. I giuristi perciò si sentivano custodi di un ordine universale, ontologico, immutabile se non negli elementi accidentali e superficiali, che la loro Scientia Juris doveva solo interpretare correttamente e rivelare attraverso i riti sapienziali della giustizia officiati dai sacerdoti del giure, ossia i magistrati togati. Ecco allora perché in ogni disputa pubblica era indispensabile ricorrere alla storia per legittimare la presenza ab imis fundamentis del regno della magistatura e della funzione giurisdizionale. Ed è esattamente quel che fecero i robins, i magistrati dei parlamenti di Antico Regime, guidati dalla sapiente regia di Louis-Adrien Le Paige. Questo straordinario ingegno giuridico, che rappresenta alla perfezione la forma mentis e l'ideologia del giurista di Antico Regime, aveva una prodigiosa memoria e una gigantesca biblioteca che gli consentiva di rintracciare ogni precedente a supporto delle proprie ragioni politiche contingenti. Quest'opera di archeologia del sapere giuridico egli la mise al servizio della causa politica della robe parlementaire, riuscendo in tal modo a trarre partito dall'erudizione storica posta alla base delle rivendicazioni politiche della magistratura contro la thèse dei partisans della corona. Fu questo il modo dei fiuristi di partecipare a quel "dibattito sulla storia di Francia" che già Denis Richet riteneva uno degli snodi cruciali della lotta ideologico-politica nel Settecento francese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.