L’acquisizione di partecipazioni finalizzato al controllo economico-gestionale dell’azienda partecipata si colloca nel quadro delle possibili traiettorie dello sviluppo aziendale: l’impulso può derivare dalla volontà di incrementare la quota di mercato, di inserirsi in nuovi mercati geografici, di realizzare strategie di integrazione verticale e, soprattutto, di attuare processi di crescita diversificata, in specie di tipo conglomerale. In effetti, la realizzazione di linee di sviluppo aziendale attraverso l’acquisizione di partecipazioni – soluzione che presenta interessanti vantaggi sotto il profilo della rapidità di attuazione, della flessibilità e della reversibilità delle scelte, del possibile superamento di barriere all’entrata, del possibile contenimento dei costi iniziali – può rappresentare in taluni casi l’unica strada percorribile: è quanto può accadere in ipotesi di sviluppo di tipo integrato o diversificato nelle quali la via interna è spesso impraticabile ed il ricorso ad accordi interaziendali non è sempre in grado di garantire risultati altret-tanto soddisfacenti. Il procedimento di valutazione delle partecipazioni acquisite con tali finalità strategiche rappresenta uno dei momenti più delicati nella formazione del bilancio dell’azienda che detiene la partecipazione. I criteri tradizionalmente suggeriti dalla dottrina non trovano riscontro nelle disposizioni civilistiche che prevedono l’applicazione del criterio del costo o del metodo del patrimonio netto. È soprattutto con riferimento all’applicazione di quest’ultimo criterio di valutazione – utilizzabile solo per le partecipazioni in imprese controllate e collegate «immobilizzate» – che emergono le maggiori difficoltà, data la scarna previsione normativa. È inevitabile, quindi, il ricorso ai suggerimenti emergenti dalla più autorevole dottrina ed alle indicazioni, sul piano della tecnica, scaturenti dai principi contabili nazionali o dai principi contabili internazionali, laddove questi si rendano applicabili. L’opera, che affronta vari aspetti connessi all’acquisto e alla detenzione di partecipazioni finalizzate al controllo della partecipata, è suddivisa in due parti. La prima, composta di quattro capitoli, tratta i profili strategici: in particolare il ruolo delle decisioni riguardanti la dimensione, le possibili traiettorie dello sviluppo aziendale, le relative modalità di attuazione ed il ruolo che in questo ambito può assumere l’acquisizione di partecipazioni finalizzata al controllo economico-gestionale di altre unità produttive. La seconda, suddivisa in tre capitoli, affronta invece gli aspetti contabili e di bilancio: segnatamente, l’evoluzione della normativa a livello comunitario e la crescente importanza dei principi contabili internazionali, la rappresentazione in bilancio delle partecipazioni ed i possibili criteri di valutazione.

Partecipazioni e sviluppo aziendale. Profili strategici e di bilancio

RISALITI, GIANLUCA
2004-01-01

Abstract

L’acquisizione di partecipazioni finalizzato al controllo economico-gestionale dell’azienda partecipata si colloca nel quadro delle possibili traiettorie dello sviluppo aziendale: l’impulso può derivare dalla volontà di incrementare la quota di mercato, di inserirsi in nuovi mercati geografici, di realizzare strategie di integrazione verticale e, soprattutto, di attuare processi di crescita diversificata, in specie di tipo conglomerale. In effetti, la realizzazione di linee di sviluppo aziendale attraverso l’acquisizione di partecipazioni – soluzione che presenta interessanti vantaggi sotto il profilo della rapidità di attuazione, della flessibilità e della reversibilità delle scelte, del possibile superamento di barriere all’entrata, del possibile contenimento dei costi iniziali – può rappresentare in taluni casi l’unica strada percorribile: è quanto può accadere in ipotesi di sviluppo di tipo integrato o diversificato nelle quali la via interna è spesso impraticabile ed il ricorso ad accordi interaziendali non è sempre in grado di garantire risultati altret-tanto soddisfacenti. Il procedimento di valutazione delle partecipazioni acquisite con tali finalità strategiche rappresenta uno dei momenti più delicati nella formazione del bilancio dell’azienda che detiene la partecipazione. I criteri tradizionalmente suggeriti dalla dottrina non trovano riscontro nelle disposizioni civilistiche che prevedono l’applicazione del criterio del costo o del metodo del patrimonio netto. È soprattutto con riferimento all’applicazione di quest’ultimo criterio di valutazione – utilizzabile solo per le partecipazioni in imprese controllate e collegate «immobilizzate» – che emergono le maggiori difficoltà, data la scarna previsione normativa. È inevitabile, quindi, il ricorso ai suggerimenti emergenti dalla più autorevole dottrina ed alle indicazioni, sul piano della tecnica, scaturenti dai principi contabili nazionali o dai principi contabili internazionali, laddove questi si rendano applicabili. L’opera, che affronta vari aspetti connessi all’acquisto e alla detenzione di partecipazioni finalizzate al controllo della partecipata, è suddivisa in due parti. La prima, composta di quattro capitoli, tratta i profili strategici: in particolare il ruolo delle decisioni riguardanti la dimensione, le possibili traiettorie dello sviluppo aziendale, le relative modalità di attuazione ed il ruolo che in questo ambito può assumere l’acquisizione di partecipazioni finalizzata al controllo economico-gestionale di altre unità produttive. La seconda, suddivisa in tre capitoli, affronta invece gli aspetti contabili e di bilancio: segnatamente, l’evoluzione della normativa a livello comunitario e la crescente importanza dei principi contabili internazionali, la rappresentazione in bilancio delle partecipazioni ed i possibili criteri di valutazione.
2004
8814112274
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/20895
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