I conflitti rappresentano un fenomeno complesso e costituiscono oggetto di studio di numerosi ambiti disciplinari. Dal punto di vista organizzativo, è utile considerare i risultati delle ricerche condotte da psicologi, sociologi, antropologi, filosofi ed economisti, per individuare, descrivere ed interpretare le dinamiche sottostanti le dispute. Il presente lavoro mira a fornire una visione sistematizzata della letteratura esistente e un’interpretazione dinamica ed evoluta dei conflitti organizzativi. Per conflitto s’intende una divergenza di idee, pensieri, emozioni e comportamenti fra due o più parti, tale da far percepire agli attori l’impossibilità o la scarsa probabilità di realizzare simultaneamente gli interessi reciproci. L’opera evidenzia, innanzitutto, che l’evoluzione storica dell’analisi dei conflitti può essere ricondotta a tre grandi approcci: classico, neoclassico e moderno. Il filone classico considera i conflitti un fenomeno negativo, da evitare ed eliminare, in quanto fonte di tensioni ed insoddisfazioni. L’approccio neoclassico individua nel conflitto un evento ineluttabile, da gestire in modo adeguato. Gli studiosi moderni, risalenti agli ultimi decenni, evidenziano, infine, le connotazioni positive delle dispute ed il loro carattere generativo di nuovi equilibri creativi: il conflitto costituisce un fenomeno quotidiano e multilivello, da gestire in modo efficace e produttivo, piuttosto che da risolvere ed eliminare. I conflitti possono essere considerati, dunque, come eventi naturali della realtà individuale, sociale ed organizzativa, che consentono 10 I conflitti organizzativi Premessa 11 attraverso il confronto di idee e punti di vista diversi di sviluppare sistemi innovativi. Può esistere un conflitto a livello intrapersonale, interpersonale (infragruppo ed intergruppo), interorganizzativo (fra unità appartenenti ad aziende diverse). Il conflitto può avere per oggetto i compiti, la relazione o il processo; esso può essere latente o manifesto. Il testo propone un’articolata sintesi di definizioni, livelli e tipologie di conflitti, per soffermarsi successivamente sugli strumenti di misurazione delle tensioni. A tal proposito, va detto che esistono interviste strutturate funzionali a quantificare i livelli medi di conflitto del lavoratore con se stesso, nel gruppo, tra gruppi e con l’organizzazione, accanto a scale di valutazione degli stili di gestione prevalentemente usati dall’individuo nei rapporti con capi, subordinati e colleghi di pari grado. Il lavoro analizza, inoltre, le principali determinanti e conseguenze dei conflitti organizzativi, focalizzandosi sulle variabili causali individuali e relazionali (personalità, emozioni e fiducia) e sugli effetti costruttivi o distruttivi delle dispute. Una particolare attenzione è dedicata al ruolo disfunzionale svolto da schemi dominanti negativi di idee, pensieri, emozioni ed azioni (attractor), nell’ambito dei conflitti cronici di lunga durata, apparentemente ingestibili. L’analisi dettagliata dei più recenti contributi in materia illustra le modalità di identificazione degli attractor negativi che attirano gli stati del sistema verso specifici scontri e tensioni, in modo ricorsivo e persistente nel tempo. L’elaborato si chiude con la considerazione degli stili e delle tecniche di gestione dei conflitti, con particolare attenzione rivolta ai processi di formazione in conflict management. Un buon training sulla gestione costruttiva dei conflitti non può prescindere dall’insegnamento di efficaci tecniche di auto-osservazione e di comunicazione. Per la stesura dell’opera, si ringrazia: il Prof. Gennaro Ferrara, per l’insostituibile ruolo di orientamento e guida professionale ed umana; la Prof.ssa Maria Ferrara, per le indicazioni metodologiche e scientifiche dispensate nel corso degli anni con dedizione e passione; il Prof. Peter Coleman, dell’International Center for Cooperation and Conflict Resolution, del Teachers College della Columbia University di New York, per le occasioni uniche di confronto e crescita fornitemi durante il periodo di studio all’estero; la Prof.ssa Loriann Roberson, del Teachers College della Columbia University, per i confronti costruttivi e la condivisione umana; tutti i colleghi del gruppo di Organizzazione Aziendale dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, per la preziosa disponibilità allo scambio di idee ed alla crescita della relazione professionale e personale; Annarita Briganti per l’accuratezza dei suoi consigli letterari e il sostegno. Resta intesa l’esclusiva responsabilità dell’autore per eventuali errori, omissioni e imperfezioni presenti nel testo.

I conflitti organizzativi

BRIGANTI, PAOLA
2010-01-01

Abstract

I conflitti rappresentano un fenomeno complesso e costituiscono oggetto di studio di numerosi ambiti disciplinari. Dal punto di vista organizzativo, è utile considerare i risultati delle ricerche condotte da psicologi, sociologi, antropologi, filosofi ed economisti, per individuare, descrivere ed interpretare le dinamiche sottostanti le dispute. Il presente lavoro mira a fornire una visione sistematizzata della letteratura esistente e un’interpretazione dinamica ed evoluta dei conflitti organizzativi. Per conflitto s’intende una divergenza di idee, pensieri, emozioni e comportamenti fra due o più parti, tale da far percepire agli attori l’impossibilità o la scarsa probabilità di realizzare simultaneamente gli interessi reciproci. L’opera evidenzia, innanzitutto, che l’evoluzione storica dell’analisi dei conflitti può essere ricondotta a tre grandi approcci: classico, neoclassico e moderno. Il filone classico considera i conflitti un fenomeno negativo, da evitare ed eliminare, in quanto fonte di tensioni ed insoddisfazioni. L’approccio neoclassico individua nel conflitto un evento ineluttabile, da gestire in modo adeguato. Gli studiosi moderni, risalenti agli ultimi decenni, evidenziano, infine, le connotazioni positive delle dispute ed il loro carattere generativo di nuovi equilibri creativi: il conflitto costituisce un fenomeno quotidiano e multilivello, da gestire in modo efficace e produttivo, piuttosto che da risolvere ed eliminare. I conflitti possono essere considerati, dunque, come eventi naturali della realtà individuale, sociale ed organizzativa, che consentono 10 I conflitti organizzativi Premessa 11 attraverso il confronto di idee e punti di vista diversi di sviluppare sistemi innovativi. Può esistere un conflitto a livello intrapersonale, interpersonale (infragruppo ed intergruppo), interorganizzativo (fra unità appartenenti ad aziende diverse). Il conflitto può avere per oggetto i compiti, la relazione o il processo; esso può essere latente o manifesto. Il testo propone un’articolata sintesi di definizioni, livelli e tipologie di conflitti, per soffermarsi successivamente sugli strumenti di misurazione delle tensioni. A tal proposito, va detto che esistono interviste strutturate funzionali a quantificare i livelli medi di conflitto del lavoratore con se stesso, nel gruppo, tra gruppi e con l’organizzazione, accanto a scale di valutazione degli stili di gestione prevalentemente usati dall’individuo nei rapporti con capi, subordinati e colleghi di pari grado. Il lavoro analizza, inoltre, le principali determinanti e conseguenze dei conflitti organizzativi, focalizzandosi sulle variabili causali individuali e relazionali (personalità, emozioni e fiducia) e sugli effetti costruttivi o distruttivi delle dispute. Una particolare attenzione è dedicata al ruolo disfunzionale svolto da schemi dominanti negativi di idee, pensieri, emozioni ed azioni (attractor), nell’ambito dei conflitti cronici di lunga durata, apparentemente ingestibili. L’analisi dettagliata dei più recenti contributi in materia illustra le modalità di identificazione degli attractor negativi che attirano gli stati del sistema verso specifici scontri e tensioni, in modo ricorsivo e persistente nel tempo. L’elaborato si chiude con la considerazione degli stili e delle tecniche di gestione dei conflitti, con particolare attenzione rivolta ai processi di formazione in conflict management. Un buon training sulla gestione costruttiva dei conflitti non può prescindere dall’insegnamento di efficaci tecniche di auto-osservazione e di comunicazione. Per la stesura dell’opera, si ringrazia: il Prof. Gennaro Ferrara, per l’insostituibile ruolo di orientamento e guida professionale ed umana; la Prof.ssa Maria Ferrara, per le indicazioni metodologiche e scientifiche dispensate nel corso degli anni con dedizione e passione; il Prof. Peter Coleman, dell’International Center for Cooperation and Conflict Resolution, del Teachers College della Columbia University di New York, per le occasioni uniche di confronto e crescita fornitemi durante il periodo di studio all’estero; la Prof.ssa Loriann Roberson, del Teachers College della Columbia University, per i confronti costruttivi e la condivisione umana; tutti i colleghi del gruppo di Organizzazione Aziendale dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, per la preziosa disponibilità allo scambio di idee ed alla crescita della relazione professionale e personale; Annarita Briganti per l’accuratezza dei suoi consigli letterari e il sostegno. Resta intesa l’esclusiva responsabilità dell’autore per eventuali errori, omissioni e imperfezioni presenti nel testo.
2010
9788854837089
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/19253
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