L’indagine procede dall'analisi della nozione legislativa di attività bancaria, mettendone a fuoco gli elementi costitutivi (esercizio del credito e raccolta del risparmio), per esplorarne i contenuti qualificatori con riguardo al riferimento alla sua natura imprenditoriale, saggiando la rilevanza della prospettiva dell’attività e non dell’atto. Con riguardo all’esercizio del credito si verifica la mancanza di una definizione legislativa a fronte di una pluralità di locuzioni utilizzate nel TU bancario (credito, finanziamento, prestito, fido), le quali sono poi ricondotte, attraverso la ricognizione degli ambiti normativi poi confluiti nel medesimo TU, ad una medesima operazione economica, di finanziamento appunto, realizzabile anche con strumenti negoziali modellati sulla garanzia o sullo scambio (oneroso). Per la raccolta del risparmio si analizza la nozione di “rimborsabilità”, con la sua matrice comunitaria, per approdare alla conclusione che essa include ma non esaurisce la restituzione, potendo avvenire anche non alla pari (in conseguenza, ad es., di indicizzazioni, condizioni, opzioni). Il “pubblico” presso cui è effettuata qualifica ulteriormente la raccolta bancaria con un significato che non può prescindere dalla sottesa ratio di tutela del risparmio e la cui presenza va percepita in base ad un’indagine sul contesto, sulle modalità della raccolta e sulla sussistenza di relazioni economicamente qualificanti tra datore e prenditore di fondi. L’indagine si chiude con l’esame delle riserve di attività bancaria e poi di raccolta, dal quale emerge che non vi è un ambito di riserva esclusiva per le banche, che subiscono su entrambe le componenti dell’attività la (variamente modulata) concorrenza di altri intermediari, con i quali possono quindi configurarsi, sul piano giuridico, solo differenze di “grado".

L'attività bancaria (fattispecie ed evoluzione)

DESIDERIO, Giuseppe
2004-01-01

Abstract

L’indagine procede dall'analisi della nozione legislativa di attività bancaria, mettendone a fuoco gli elementi costitutivi (esercizio del credito e raccolta del risparmio), per esplorarne i contenuti qualificatori con riguardo al riferimento alla sua natura imprenditoriale, saggiando la rilevanza della prospettiva dell’attività e non dell’atto. Con riguardo all’esercizio del credito si verifica la mancanza di una definizione legislativa a fronte di una pluralità di locuzioni utilizzate nel TU bancario (credito, finanziamento, prestito, fido), le quali sono poi ricondotte, attraverso la ricognizione degli ambiti normativi poi confluiti nel medesimo TU, ad una medesima operazione economica, di finanziamento appunto, realizzabile anche con strumenti negoziali modellati sulla garanzia o sullo scambio (oneroso). Per la raccolta del risparmio si analizza la nozione di “rimborsabilità”, con la sua matrice comunitaria, per approdare alla conclusione che essa include ma non esaurisce la restituzione, potendo avvenire anche non alla pari (in conseguenza, ad es., di indicizzazioni, condizioni, opzioni). Il “pubblico” presso cui è effettuata qualifica ulteriormente la raccolta bancaria con un significato che non può prescindere dalla sottesa ratio di tutela del risparmio e la cui presenza va percepita in base ad un’indagine sul contesto, sulle modalità della raccolta e sulla sussistenza di relazioni economicamente qualificanti tra datore e prenditore di fondi. L’indagine si chiude con l’esame delle riserve di attività bancaria e poi di raccolta, dal quale emerge che non vi è un ambito di riserva esclusiva per le banche, che subiscono su entrambe le componenti dell’attività la (variamente modulata) concorrenza di altri intermediari, con i quali possono quindi configurarsi, sul piano giuridico, solo differenze di “grado".
2004
88-14-11035-2
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