The repeal of abuse of office crime – a long-standing goal of the current government majority – has attracted much criticism in legal circles, both from a political-criminal perspective (a decision that ultimately weakens the protection of citizens against arbitrary acts by public officials) and from a systematic perspective, as it may conflict with EU law and international criminalization obligations. To at least partially resolve the negative effects of this abolitio criminis, the legislator has decided to insert a new type of offense into Article 314 bis of the Criminal Code (a sort of ‘new’ embezzlement for misappropriation), shaping its typicality by ‘cutting out’ the scope of application of the provision to be abolished in Article 323 of the Criminal Code. The judgment in question, with convincing arguments, helps to clarify the intertemporal aspects arising from this dual regulatory intervention.

L’abrogazione dell’abuso di ufficio – obiettivo a lungo rincorso dall’attuale maggioranza governativa – ha destato molte critiche in dottrina, formulate sia sotto il profilo politico-criminale (scelta che finisce, infatti, con il depotenziare la tutela dei cittadini contro gli atti arbitrari dei pubblici agenti), sia sotto quello sistematico, generando un possibile contrasto con gli obblighi di incriminazione di matrice euro-unitaria ed internazionale. Per risolvere almeno in parte gli effetti negativi di tale abolitio criminis, il legislatore ha cosí deciso di inserire all’art. 314 bis c.p. una nuova fattispecie di reato (una sorta di ‘nuovo’ peculato per distrazione), sagomandone la tipicità attraverso un ‘ritaglio’ dell’àmbito applicativo della delenda disposizione di cui all’art. 323 c.p. La sentenza in commento, con argomenti convincenti, aiuta a chiarire quali siano i profili intertemporali derivanti da tale duplice intervento normativo.

«L’eterno ritorno dell’uguale». La Cassazione sulla continuità normativa tra l’abuso distrattivo e l’indebita destinazione ex art. 314-bis c.p. (nota a Cass. pen, Sez. VI, 23 ottobre 2024, dep. 4 febbraio 2025, n. 4520)

Rippa Fabrizio
2025-01-01

Abstract

The repeal of abuse of office crime – a long-standing goal of the current government majority – has attracted much criticism in legal circles, both from a political-criminal perspective (a decision that ultimately weakens the protection of citizens against arbitrary acts by public officials) and from a systematic perspective, as it may conflict with EU law and international criminalization obligations. To at least partially resolve the negative effects of this abolitio criminis, the legislator has decided to insert a new type of offense into Article 314 bis of the Criminal Code (a sort of ‘new’ embezzlement for misappropriation), shaping its typicality by ‘cutting out’ the scope of application of the provision to be abolished in Article 323 of the Criminal Code. The judgment in question, with convincing arguments, helps to clarify the intertemporal aspects arising from this dual regulatory intervention.
2025
L’abrogazione dell’abuso di ufficio – obiettivo a lungo rincorso dall’attuale maggioranza governativa – ha destato molte critiche in dottrina, formulate sia sotto il profilo politico-criminale (scelta che finisce, infatti, con il depotenziare la tutela dei cittadini contro gli atti arbitrari dei pubblici agenti), sia sotto quello sistematico, generando un possibile contrasto con gli obblighi di incriminazione di matrice euro-unitaria ed internazionale. Per risolvere almeno in parte gli effetti negativi di tale abolitio criminis, il legislatore ha cosí deciso di inserire all’art. 314 bis c.p. una nuova fattispecie di reato (una sorta di ‘nuovo’ peculato per distrazione), sagomandone la tipicità attraverso un ‘ritaglio’ dell’àmbito applicativo della delenda disposizione di cui all’art. 323 c.p. La sentenza in commento, con argomenti convincenti, aiuta a chiarire quali siano i profili intertemporali derivanti da tale duplice intervento normativo.
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