L’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero nel 2019 ha prodotto impatti severi nei confronti dell’economia turistica, determinando tra l’altro una profonda trasformazione del raggio di destinazione e della durata degli spostamenti. I primi segnali di una ripresa del settore sono provenuti proprio da spostamenti verso località meno affollate caratterizzate da un livello di attrattiva ambientale elevato. Tale innovativa tipologia del flusso turistico è stata generalmente definita col termine di “turismo di prossimità”. Di questa nuova forma di fruizione turistica si sono avvantaggiati in particolar modo i piccoli borghi e le località estranee al movimento di massa, nei cui confronti si pone il problema di impedirne il coinvolgimento nei circuiti più frequentarti per numero di visitatori. Ne consegue l’esigenza di attuare speciali politiche in grado di incidere opportunamente nella promozione e salvaguardia degli originari attributi di sostenibilità. In Campania, alcuni di questi borghi, sono distribuiti nell’entroterra di aree geografiche periferiche rispetto ai principali circuiti relazionali, quali il comprensorio del Parco nazionale del Cilento, gli insediamenti delle Valli interne tra il Casertano e il Beneventano, i siti di media collina a ridosso del preappennino campano e numerose altre località minori esterne al flusso turistico predominante. Il circuito cilentano, in particolare, ha rappresentato un ambito caratterizzato da significativa capacità attrattiva, in quanto a breve distanza dalla fascia costiera salernitana nel cui ambito si susseguono lungo l’ampio tratto compreso tra la Piana del Sele e il versante occidentale del Golfo di Policastro. Partendo dall’insieme delle considerazioni che evidenziano l’intreccio tra innovative forme di fruizione del territorio ed esigenza di preservarne le qualità ambientali, il contributo si sofferma sulla condizione di crescente sviluppo della domanda turistica che investe principali località della regione, anche nei confronti della domanda estera. Ipotizzandone una funzione di possibile irradiamento di specifici sub-flussi verso innovative destinazioni di “prossimità”, se ne discutono le relative opportunità nei confronti del Comprensorio cilentano. Ragionando delle possibili interazioni nei confronti delle concentrazioni turistiche presenti in Campania (nazionali e straniere), il contributo affrontando l’argomento dell’attuale configurazione turistica del Cilento, pone attenzione al fenomeno della accessibilità, con particolare considerazione per il vincolo infrastrutturale che ne limita la fruibilità, per sostenere come le attuali carenze troverebbero una valido sostegno attraverso l’implementazione di un’efficace sistema di vie marittime, non solo in funzione di ampliamento del raggio della “prossimità”, ma anche in una prospettiva virtuosa di sostenibilità ambientale.
Verso un modello di turismo integrato per la Campania. Il turismo di prossimità e il comprensorio cilentano.
D'Aponte V.
2025-01-01
Abstract
L’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero nel 2019 ha prodotto impatti severi nei confronti dell’economia turistica, determinando tra l’altro una profonda trasformazione del raggio di destinazione e della durata degli spostamenti. I primi segnali di una ripresa del settore sono provenuti proprio da spostamenti verso località meno affollate caratterizzate da un livello di attrattiva ambientale elevato. Tale innovativa tipologia del flusso turistico è stata generalmente definita col termine di “turismo di prossimità”. Di questa nuova forma di fruizione turistica si sono avvantaggiati in particolar modo i piccoli borghi e le località estranee al movimento di massa, nei cui confronti si pone il problema di impedirne il coinvolgimento nei circuiti più frequentarti per numero di visitatori. Ne consegue l’esigenza di attuare speciali politiche in grado di incidere opportunamente nella promozione e salvaguardia degli originari attributi di sostenibilità. In Campania, alcuni di questi borghi, sono distribuiti nell’entroterra di aree geografiche periferiche rispetto ai principali circuiti relazionali, quali il comprensorio del Parco nazionale del Cilento, gli insediamenti delle Valli interne tra il Casertano e il Beneventano, i siti di media collina a ridosso del preappennino campano e numerose altre località minori esterne al flusso turistico predominante. Il circuito cilentano, in particolare, ha rappresentato un ambito caratterizzato da significativa capacità attrattiva, in quanto a breve distanza dalla fascia costiera salernitana nel cui ambito si susseguono lungo l’ampio tratto compreso tra la Piana del Sele e il versante occidentale del Golfo di Policastro. Partendo dall’insieme delle considerazioni che evidenziano l’intreccio tra innovative forme di fruizione del territorio ed esigenza di preservarne le qualità ambientali, il contributo si sofferma sulla condizione di crescente sviluppo della domanda turistica che investe principali località della regione, anche nei confronti della domanda estera. Ipotizzandone una funzione di possibile irradiamento di specifici sub-flussi verso innovative destinazioni di “prossimità”, se ne discutono le relative opportunità nei confronti del Comprensorio cilentano. Ragionando delle possibili interazioni nei confronti delle concentrazioni turistiche presenti in Campania (nazionali e straniere), il contributo affrontando l’argomento dell’attuale configurazione turistica del Cilento, pone attenzione al fenomeno della accessibilità, con particolare considerazione per il vincolo infrastrutturale che ne limita la fruibilità, per sostenere come le attuali carenze troverebbero una valido sostegno attraverso l’implementazione di un’efficace sistema di vie marittime, non solo in funzione di ampliamento del raggio della “prossimità”, ma anche in una prospettiva virtuosa di sostenibilità ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


