Nella prima parte del capitolo si descrive l’andamento dello stock e dei flussi delle pensioni nel 2020 e 2021, in aggregato, per gestione e per genere. Il tema del divario di genere è oggetto di un approfondimento che scaturisce dall’osservazione che, nel 2021, il reddito delle femmine è stato di oltre 6.000 euro inferiore a quello dei maschi. Tale differenza si ricollega al fatto che i maschi prevalgono nettamente nelle pensioni anticipate, ovvero quelle di importo più elevato, mentre le femmine hanno una netta prevalenza nelle pensioni ai superstiti e in quelle di vecchiaia. Da un confronto per età dei pensionati, emerge però che il divario in termini di frequenza delle anticipate decresce con l’età, per cui, in futuro, una quota crescente di pensionate potrebbe avere pensioni dirette di livello comparabile a quello dei maschi. Tuttavia, notevoli differenze di genere si registrano anche negli importi delle singole tipologie di pensioni. Per le prestazioni più strettamente legate all’attività lavorativa, ovvero le anticipate e la vecchiaia, il divario è in parte riconducibile alle ben note differenze in termini di continuità lavorativa, anche se il divario in termini di anzianità contributiva si è visibilmente ridotto nel tempo. Le settimane di contribuzione delle pensionate più giovani, infatti, superano dell’80% le settimane delle più anziane, ma la differenza rispetto ai maschi resta significativa. Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che il rapporto tra pensione lorda e settimane di contribuzione è significativamente maggiore per i maschi e questo suggerisce che il contributo alla pensione di una settimana di lavoro sia maggiore per i maschi che per le femmine. Allo scopo di misurare il potere d’acquisto dei pensionati e l’efficacia del sistema di previdenza nel fornire un reddito pensionistico in sostituzione di quello da lavoro, si è poi stimato il tasso di sostituzione delle pensioni. Tra coloro che si sono ritirati dal mercato del lavoro dopo il 2017, il tasso di sostituzione risulta pari, in media, al 75% della retribuzione massima ricevuta negli ultimi 10 anni di attività, con una differenza di 2 punti percentuali tra maschi e femmine. Rispetto agli altri paesi dell’UE, si tratta di un valore relativamente elevato. Infatti, nel confronto internazionale tra i paesi dell’UE 27, si tratta di un valore inferiore solo a quelli di Grecia, Spagna e Portogallo. La dispersione del tasso di sostituzione è però notevole, ed è in larga misura riconducibile alle differenze nell’anzianità contributiva dei pensionati. Il capitolo approfondisce poi il tema della disuguaglianza in termini di reddito pensionistico e la questione delle pensioni “povere”. Nel 2021, il 40% dei pensionati ha percepito un reddito pensionistico lordo inferiore ai 12.000 euro. Da un’analisi del ventesimo percentile di reddito pensionistico (fino a 10.000 euro nel 2021) emerge che solo il 15% dei pensionati in questa fascia riceve un assegno sociale e il 26% una pensione al superstite. Quasi il 60% percepisce una pensione di vecchiaia o anticipata dal Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti, il che riflette l’ampiamente discusso fenomeno della cosiddetta povertà lavorativa – tema analizzato in un box che ricollega la povertà lavorativa al salario orario e ai tempi di lavoro, e anche alla composizione familiare e alla azione retributiva dello Stato. Un’analisi multivariata illustra infine come la probabilità di una pensione inferiore a 10.000 euro sia decrescente nell’anzianità contributiva, nella retribuzione, e nell’età al pensionamento (da cui dipende il tasso di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica). È invece crescente nell’età di inizio lavoro (che determina la “quota contributiva” della pensione) e nella scelta di anticipare l’uscita, soprattutto per le donne (per esempio con Opzione donna che comporta il ricalcolo dell’assegno col metodo contributivo). Per quanto riguarda le differenze in termini di reddito pensionistico, nel periodo 1995-2021, l’indice di disuguaglianza di Gini dei redditi pensionistici è cresciuto di circa il 10%, attestandosi a 0,35 nel 2021, un valore inferiore a quello delle retribuzioni che è superiore a 0,4.1 La disuguaglianza è massima tra le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del privato (soprattutto maschi), presumibilmente per la grande variabilità della loro anzianità contributiva. Nel capitolo viene poi effettuato un confronto tra paesi per quanto riguarda la spesa pensionistica utilizzando dati Eurostat sulla base dei quali, nel 2019, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati riclassificati, la spesa pensionistica dell’UE 27 è stata il 12,7% del Pil. In Italia e Grecia il rapporto è stato pari al 16%, in Francia al 15%, in Germania al 12% e al 5% in Irlanda. Come prevedibile, la spesa in rapporto al PIL risulta crescente nel tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultimo salario, per cui nei paesi meno generosi, laddove la pensione è una frazione contenuta del salario, la spesa in rapporto al PIL è più bassa. Non emerge invece una correlazione tra la spesa media per beneficiario e il regime di calcolo della pensione. Il capitolo si chiude con sette box in cui vengono approfondite una serie di tematiche specifiche. Il primo riguarda la confluenza in INPS del Fondo di previdenza dei giornalisti INPGI/1 a partire dal 1° luglio 2022 e viene effettuato un confronto tra le pensioni dei giornalisti con quelle dei lavoratori dipendenti del settore privato e del settore pubblico. Nel secondo viene effettuato un bilancio sui pensionamenti attraverso “Quota 100”, strumento d’anticipo pensionistico, introdotto col D.L. n. 4/2019 (convertito con Legge n. 26/2019), a carattere temporaneo, valido per chi ha maturato i requisiti d’età e anzianità entro il 31 dicembre 2021. Nel terzo, viene affrontato il tema della sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo e viene stimato il risultato di esercizio del conto economico generale per tutto il periodo 2020-2029 sulla base delle previsioni dei flussi contabili di entrata e uscita di tutte le gestioni amministrate dall’Istituto. Nel quarto, vengono stimati i costi di tre possibili canali di pensionamento che aumenterebbero la flessibilità del sistema. Le proposte valutate sono l’opzione al calcolo contributivo, il calcolo della pensione con una penalizzazione che tiene conto della differenza tra età di uscita e età per la pensione di vecchiaia, e l’anticipo della quota contributiva della pensione. Nel quinto approfondimento, si affronta il tema dell’impatto della revisione dell’Irpef e dell’introduzione dell’Assegno Unico Universale (AUU) sui redditi dei pensionati italiani. Nel sesto, viene stimata la copertura assicurativa della “generazione X” (i nati tra il 1965 e il 1980), e viene valutato l’impatto di un’ipotesi di salario minimo a 9 euro sul montante contributivo di questi lavoratori. Nell’ultimo box, si affronta la questione della separazione fra spesa previdenziale e assistenziale, un tema ricorrente nel dibattito italiano in materia di welfare.

Pensioni e pensionati: condizioni, prospettive e sostenibilità

Monica Paiella
;
2022-01-01

Abstract

Nella prima parte del capitolo si descrive l’andamento dello stock e dei flussi delle pensioni nel 2020 e 2021, in aggregato, per gestione e per genere. Il tema del divario di genere è oggetto di un approfondimento che scaturisce dall’osservazione che, nel 2021, il reddito delle femmine è stato di oltre 6.000 euro inferiore a quello dei maschi. Tale differenza si ricollega al fatto che i maschi prevalgono nettamente nelle pensioni anticipate, ovvero quelle di importo più elevato, mentre le femmine hanno una netta prevalenza nelle pensioni ai superstiti e in quelle di vecchiaia. Da un confronto per età dei pensionati, emerge però che il divario in termini di frequenza delle anticipate decresce con l’età, per cui, in futuro, una quota crescente di pensionate potrebbe avere pensioni dirette di livello comparabile a quello dei maschi. Tuttavia, notevoli differenze di genere si registrano anche negli importi delle singole tipologie di pensioni. Per le prestazioni più strettamente legate all’attività lavorativa, ovvero le anticipate e la vecchiaia, il divario è in parte riconducibile alle ben note differenze in termini di continuità lavorativa, anche se il divario in termini di anzianità contributiva si è visibilmente ridotto nel tempo. Le settimane di contribuzione delle pensionate più giovani, infatti, superano dell’80% le settimane delle più anziane, ma la differenza rispetto ai maschi resta significativa. Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che il rapporto tra pensione lorda e settimane di contribuzione è significativamente maggiore per i maschi e questo suggerisce che il contributo alla pensione di una settimana di lavoro sia maggiore per i maschi che per le femmine. Allo scopo di misurare il potere d’acquisto dei pensionati e l’efficacia del sistema di previdenza nel fornire un reddito pensionistico in sostituzione di quello da lavoro, si è poi stimato il tasso di sostituzione delle pensioni. Tra coloro che si sono ritirati dal mercato del lavoro dopo il 2017, il tasso di sostituzione risulta pari, in media, al 75% della retribuzione massima ricevuta negli ultimi 10 anni di attività, con una differenza di 2 punti percentuali tra maschi e femmine. Rispetto agli altri paesi dell’UE, si tratta di un valore relativamente elevato. Infatti, nel confronto internazionale tra i paesi dell’UE 27, si tratta di un valore inferiore solo a quelli di Grecia, Spagna e Portogallo. La dispersione del tasso di sostituzione è però notevole, ed è in larga misura riconducibile alle differenze nell’anzianità contributiva dei pensionati. Il capitolo approfondisce poi il tema della disuguaglianza in termini di reddito pensionistico e la questione delle pensioni “povere”. Nel 2021, il 40% dei pensionati ha percepito un reddito pensionistico lordo inferiore ai 12.000 euro. Da un’analisi del ventesimo percentile di reddito pensionistico (fino a 10.000 euro nel 2021) emerge che solo il 15% dei pensionati in questa fascia riceve un assegno sociale e il 26% una pensione al superstite. Quasi il 60% percepisce una pensione di vecchiaia o anticipata dal Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti, il che riflette l’ampiamente discusso fenomeno della cosiddetta povertà lavorativa – tema analizzato in un box che ricollega la povertà lavorativa al salario orario e ai tempi di lavoro, e anche alla composizione familiare e alla azione retributiva dello Stato. Un’analisi multivariata illustra infine come la probabilità di una pensione inferiore a 10.000 euro sia decrescente nell’anzianità contributiva, nella retribuzione, e nell’età al pensionamento (da cui dipende il tasso di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica). È invece crescente nell’età di inizio lavoro (che determina la “quota contributiva” della pensione) e nella scelta di anticipare l’uscita, soprattutto per le donne (per esempio con Opzione donna che comporta il ricalcolo dell’assegno col metodo contributivo). Per quanto riguarda le differenze in termini di reddito pensionistico, nel periodo 1995-2021, l’indice di disuguaglianza di Gini dei redditi pensionistici è cresciuto di circa il 10%, attestandosi a 0,35 nel 2021, un valore inferiore a quello delle retribuzioni che è superiore a 0,4.1 La disuguaglianza è massima tra le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del privato (soprattutto maschi), presumibilmente per la grande variabilità della loro anzianità contributiva. Nel capitolo viene poi effettuato un confronto tra paesi per quanto riguarda la spesa pensionistica utilizzando dati Eurostat sulla base dei quali, nel 2019, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati riclassificati, la spesa pensionistica dell’UE 27 è stata il 12,7% del Pil. In Italia e Grecia il rapporto è stato pari al 16%, in Francia al 15%, in Germania al 12% e al 5% in Irlanda. Come prevedibile, la spesa in rapporto al PIL risulta crescente nel tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultimo salario, per cui nei paesi meno generosi, laddove la pensione è una frazione contenuta del salario, la spesa in rapporto al PIL è più bassa. Non emerge invece una correlazione tra la spesa media per beneficiario e il regime di calcolo della pensione. Il capitolo si chiude con sette box in cui vengono approfondite una serie di tematiche specifiche. Il primo riguarda la confluenza in INPS del Fondo di previdenza dei giornalisti INPGI/1 a partire dal 1° luglio 2022 e viene effettuato un confronto tra le pensioni dei giornalisti con quelle dei lavoratori dipendenti del settore privato e del settore pubblico. Nel secondo viene effettuato un bilancio sui pensionamenti attraverso “Quota 100”, strumento d’anticipo pensionistico, introdotto col D.L. n. 4/2019 (convertito con Legge n. 26/2019), a carattere temporaneo, valido per chi ha maturato i requisiti d’età e anzianità entro il 31 dicembre 2021. Nel terzo, viene affrontato il tema della sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo e viene stimato il risultato di esercizio del conto economico generale per tutto il periodo 2020-2029 sulla base delle previsioni dei flussi contabili di entrata e uscita di tutte le gestioni amministrate dall’Istituto. Nel quarto, vengono stimati i costi di tre possibili canali di pensionamento che aumenterebbero la flessibilità del sistema. Le proposte valutate sono l’opzione al calcolo contributivo, il calcolo della pensione con una penalizzazione che tiene conto della differenza tra età di uscita e età per la pensione di vecchiaia, e l’anticipo della quota contributiva della pensione. Nel quinto approfondimento, si affronta il tema dell’impatto della revisione dell’Irpef e dell’introduzione dell’Assegno Unico Universale (AUU) sui redditi dei pensionati italiani. Nel sesto, viene stimata la copertura assicurativa della “generazione X” (i nati tra il 1965 e il 1980), e viene valutato l’impatto di un’ipotesi di salario minimo a 9 euro sul montante contributivo di questi lavoratori. Nell’ultimo box, si affronta la questione della separazione fra spesa previdenziale e assistenziale, un tema ricorrente nel dibattito italiano in materia di welfare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/127907
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