Nel capitolo Pensioni si descrive l’andamento dello stock e dei flussi delle pensioni nel 2019 e 2020, in aggregato, per genere e per gestione. Quindi, si analizza il contesto macroeconomico e si rapporta la dinamica della spesa pensionistica a quella dell’economia da cui si evidenzia un rallentamento della crescita della spesa a partire da 2014. Tuttavia, il rapporto tra il numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo. Inoltre, il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni (in termini nominali) e il numero di occupati è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2020. Tra il 2012 e il 2020, aumenta visibilmente anche la differenza tra le mediane del reddito pensionistico di maschi e femmine, segno di una crescita della diseguaglianza di genere tra i pensionati. Tra i maschi, ma soprattutto tra le femmine, aumenta significativamente anche lo scarto interquartile sia per le pensioni di anzianità che per quelle di vecchiaia. L’incremento della diseguaglianza per le pensioni di vecchiaia delle femmine è riconducibile alla crescita della durata media delle loro carriere nel tempo per cui un numero crescente di lavoratrici si colloca su livelli di reddito medio alti aumentando il valore del terzo quartile. Il dibattito pubblico degli ultimi anni in tema di pensioni si è concentrato sulla flessibilità e sulla possibilità di anticipo dell’uscita dal mercato del lavoro. Dopo due anni dall’introduzione di Quota 100 è possibile analizzare il take up della misura e caratterizzare i soggetti che hanno utilizzato questo strumento. Da un’analisi basata sui dati del Casellario centrale delle pensioni e degli estratti contributivi di un campione di soggetti con i requisiti per l’adesione a Quota 100 emerge che la misura è stata utilizzata prevalentemente dagli uomini, nel settore pubblico e da soggetti con redditi medio alti. Se ci si limita ai soggetti di sesso femminile, emerge che aderiscono al provvedimento anche donne con redditi molto elevati. Se ci si limita invece ai dipendenti del settore privato, oltre al genere e al reddito, assume un ruolo chiave anche la salute negli ultimi anni di carriera. Infatti, aderiscono a Quota 100 prevalentemente i lavoratori con salute più fragile. Parte del dibattito su Quota 100 si è soffermato sulla possibilità che questa misura potesse liberare posti di lavoro, creando opportunità di impiego per i lavoratori più giovani. Tuttavia, da un’analisi su dati di impresa e dei richiedenti Quota 100 non appaiono evidenze chiare di uno stimolo a maggiori assunzioni da parte dell’anticipo pensionistico. Un’altra misura di anticipo pensionistico che ha avuto ampio spazio nel dibattito di politica economica è Opzione Donna che si caratterizza per il calcolo del vitalizio secondo il metodo contributivo. Da un’analisi basata sui dati del Casellario centrale delle pensioni e degli estratti contributivi di un campione di donne con i requisiti per l’adesione a Opzione Donna emerge che, a differenza di quanto descritto per Quota 100, esercitano l’Opzione prevalentemente soggetti con redditi bassi, a volte silenti, ovvero senza versamenti contributivi nell’anno antecedente al pensionamento. È inoltre elevata la propensione all’anticipo mediante questa misura tra le lavoratrici del settore agricolo. La propensione è significativa nel settore pubblico e tra le autonome, rispetto al privato, anche se relativamente minore rispetto all’agricoltura. Infine, se ci si limita al solo settore privato, il reddito basso si conferma essere la determinante più significativa per la scelta. Considerato che Quota 100 ha natura sperimentale e vi possono aderire solo i lavoratori che maturano i requisiti nel triennio 2019-2021, il dibattito pubblico più recente si è concentrato su alcune proposte di revisione del sistema pensionistico. In questo capitolo se ne sono approfondite tre dal punto di vista degli effetti economici sulla spesa pensionistica nel breve e lungo periodo. Nello specifico, si sono analizzate la proposta di consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età, l’opzione al calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi e un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione. Dall’analisi emerge che la prima proposta è la più costosa e arriva ad impegnare fino allo 0,4% del prodotto interno lordo. La seconda, più equa in termini intergenerazionali, produce risparmi già poco prima del 2035 per effetto della minor quota di pensione dovuta all’anticipo ma soprattutto ai risparmi generati dal calcolo contributivo. Nell’ultima proposta analizzata si garantisce flessibilità solo per la componente contributiva dell’assegno pensionistico con costi molto più bassi per il sistema. Nel lungo periodo tutte e tre le proposte portano a una riduzione della spesa pensionistica rispetto alla normativa vigente. Dall’analisi delle scelte di anticipo pensionistico si evince una tendenza al riscatto volontario dei periodi non coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa da parte di coloro che optano per un pensionamento anticipato. Inoltre, il ruolo dei riscatti volontari è un tema che ha sempre più spazio nel dibattito in quanto le carriere lavorative di alcune specifiche categorie (donne e giovani in particolare) si caratterizzano per un elevato grado di precarietà e intermittenza con conseguenti periodi di mancata copertura contributiva A scopo di approfondimento si sono analizzati gli effetti del D.L. 4/2019 che ha introdotto la possibilità di riscattare gli anni di studio universitario a un costo agevolato. L’analisi si basa sui dati delle pratiche per le richieste di riscatto inoltrate dai dipendenti del settore privato nel periodo 2016-2020 che sono stati incrociati con dati di fonte UNIEMENS e dati del Casellario centrale delle pensioni. Se ne evince che il riscatto di laurea è uno strumento sempre più utilizzato. Infatti, le richieste sono triplicate tra il 2018 e il 2019. Ciò è in parte merito del riscatto agevolato, che ha avuto un ottimo take up. Dall’analisi emerge anche che, a partire dal 2019, un numero elevato di soggetti, maggiore che in passato, richiede il riscatto in forma ordinaria, presumibilmente per aumentare non solo l’anzianità contributiva, ma anche il montante contributivo. Coloro che richiedono il riscatto ordinario nel 2019 e nel 2020 hanno un’età ed un’esperienza lavorativa relativamente più alta rispetto ai ‘vecchi’ richiedenti del riscatto ordinario. I lavoratori più giovani sembrano invece essersi spostati sulla nuova tipologia di riscatto agevolato. L’esplosione delle richieste di riscatto è solo lievemente spiegata dalla volontà di uscire dal mercato del lavoro in via anticipata tramite Quota 100 e Opzione Donna. La facoltà di riscatto pare quindi rispondere ad un’esigenza degli italiani e la misura, resa probabilmente più saliente dall’introduzione dell’agevolazione ha spinto un numero crescente di lavoratori ad informarsi e conseguentemente ad aderire a questo canale di contribuzione volontaria. Nell’ultimo paragrafo si analizza un aspetto rilevante per l’equità del sistema pensionistico, che è la differenza nella aspettativa di vita legata alla condizione socio-economica. Dall’analisi emerge come questo sia un problema significativo principalmente per la popolazione maschile, per cui il passaggio dal primo al quinto quintile della distribuzione dei redditi pensionistici si associa ad un guadagno in termini di speranza di vita a 65 anni superiore ai due anni. Inoltre, si analizza se l’eccesso di mortalità in periodo pandemico abbia accentuato questo fenomeno. Ne risulta un peggioramento relativo delle fasce centrali nella distribuzione dei redditi. ll capitolo si correda di 3 box di approfondimento. Il primo è sul coefficiente di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica e contiene una proposta di revisione del sistema corrente. Il secondo è sulla redistribuzione delle risorse operata dal sistema pensionistico. Il terzo è sugli effetti della pandemia da COVID-19 sui requisiti anagrafici per il pensionamento e sui coefficienti di trasformazione.

Pensioni

Monica Pia Cecilia Paiella
;
2021-01-01

Abstract

Nel capitolo Pensioni si descrive l’andamento dello stock e dei flussi delle pensioni nel 2019 e 2020, in aggregato, per genere e per gestione. Quindi, si analizza il contesto macroeconomico e si rapporta la dinamica della spesa pensionistica a quella dell’economia da cui si evidenzia un rallentamento della crescita della spesa a partire da 2014. Tuttavia, il rapporto tra il numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo. Inoltre, il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni (in termini nominali) e il numero di occupati è cresciuto del 70% tra il 2001 e il 2020. Tra il 2012 e il 2020, aumenta visibilmente anche la differenza tra le mediane del reddito pensionistico di maschi e femmine, segno di una crescita della diseguaglianza di genere tra i pensionati. Tra i maschi, ma soprattutto tra le femmine, aumenta significativamente anche lo scarto interquartile sia per le pensioni di anzianità che per quelle di vecchiaia. L’incremento della diseguaglianza per le pensioni di vecchiaia delle femmine è riconducibile alla crescita della durata media delle loro carriere nel tempo per cui un numero crescente di lavoratrici si colloca su livelli di reddito medio alti aumentando il valore del terzo quartile. Il dibattito pubblico degli ultimi anni in tema di pensioni si è concentrato sulla flessibilità e sulla possibilità di anticipo dell’uscita dal mercato del lavoro. Dopo due anni dall’introduzione di Quota 100 è possibile analizzare il take up della misura e caratterizzare i soggetti che hanno utilizzato questo strumento. Da un’analisi basata sui dati del Casellario centrale delle pensioni e degli estratti contributivi di un campione di soggetti con i requisiti per l’adesione a Quota 100 emerge che la misura è stata utilizzata prevalentemente dagli uomini, nel settore pubblico e da soggetti con redditi medio alti. Se ci si limita ai soggetti di sesso femminile, emerge che aderiscono al provvedimento anche donne con redditi molto elevati. Se ci si limita invece ai dipendenti del settore privato, oltre al genere e al reddito, assume un ruolo chiave anche la salute negli ultimi anni di carriera. Infatti, aderiscono a Quota 100 prevalentemente i lavoratori con salute più fragile. Parte del dibattito su Quota 100 si è soffermato sulla possibilità che questa misura potesse liberare posti di lavoro, creando opportunità di impiego per i lavoratori più giovani. Tuttavia, da un’analisi su dati di impresa e dei richiedenti Quota 100 non appaiono evidenze chiare di uno stimolo a maggiori assunzioni da parte dell’anticipo pensionistico. Un’altra misura di anticipo pensionistico che ha avuto ampio spazio nel dibattito di politica economica è Opzione Donna che si caratterizza per il calcolo del vitalizio secondo il metodo contributivo. Da un’analisi basata sui dati del Casellario centrale delle pensioni e degli estratti contributivi di un campione di donne con i requisiti per l’adesione a Opzione Donna emerge che, a differenza di quanto descritto per Quota 100, esercitano l’Opzione prevalentemente soggetti con redditi bassi, a volte silenti, ovvero senza versamenti contributivi nell’anno antecedente al pensionamento. È inoltre elevata la propensione all’anticipo mediante questa misura tra le lavoratrici del settore agricolo. La propensione è significativa nel settore pubblico e tra le autonome, rispetto al privato, anche se relativamente minore rispetto all’agricoltura. Infine, se ci si limita al solo settore privato, il reddito basso si conferma essere la determinante più significativa per la scelta. Considerato che Quota 100 ha natura sperimentale e vi possono aderire solo i lavoratori che maturano i requisiti nel triennio 2019-2021, il dibattito pubblico più recente si è concentrato su alcune proposte di revisione del sistema pensionistico. In questo capitolo se ne sono approfondite tre dal punto di vista degli effetti economici sulla spesa pensionistica nel breve e lungo periodo. Nello specifico, si sono analizzate la proposta di consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età, l’opzione al calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi e un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione. Dall’analisi emerge che la prima proposta è la più costosa e arriva ad impegnare fino allo 0,4% del prodotto interno lordo. La seconda, più equa in termini intergenerazionali, produce risparmi già poco prima del 2035 per effetto della minor quota di pensione dovuta all’anticipo ma soprattutto ai risparmi generati dal calcolo contributivo. Nell’ultima proposta analizzata si garantisce flessibilità solo per la componente contributiva dell’assegno pensionistico con costi molto più bassi per il sistema. Nel lungo periodo tutte e tre le proposte portano a una riduzione della spesa pensionistica rispetto alla normativa vigente. Dall’analisi delle scelte di anticipo pensionistico si evince una tendenza al riscatto volontario dei periodi non coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa da parte di coloro che optano per un pensionamento anticipato. Inoltre, il ruolo dei riscatti volontari è un tema che ha sempre più spazio nel dibattito in quanto le carriere lavorative di alcune specifiche categorie (donne e giovani in particolare) si caratterizzano per un elevato grado di precarietà e intermittenza con conseguenti periodi di mancata copertura contributiva A scopo di approfondimento si sono analizzati gli effetti del D.L. 4/2019 che ha introdotto la possibilità di riscattare gli anni di studio universitario a un costo agevolato. L’analisi si basa sui dati delle pratiche per le richieste di riscatto inoltrate dai dipendenti del settore privato nel periodo 2016-2020 che sono stati incrociati con dati di fonte UNIEMENS e dati del Casellario centrale delle pensioni. Se ne evince che il riscatto di laurea è uno strumento sempre più utilizzato. Infatti, le richieste sono triplicate tra il 2018 e il 2019. Ciò è in parte merito del riscatto agevolato, che ha avuto un ottimo take up. Dall’analisi emerge anche che, a partire dal 2019, un numero elevato di soggetti, maggiore che in passato, richiede il riscatto in forma ordinaria, presumibilmente per aumentare non solo l’anzianità contributiva, ma anche il montante contributivo. Coloro che richiedono il riscatto ordinario nel 2019 e nel 2020 hanno un’età ed un’esperienza lavorativa relativamente più alta rispetto ai ‘vecchi’ richiedenti del riscatto ordinario. I lavoratori più giovani sembrano invece essersi spostati sulla nuova tipologia di riscatto agevolato. L’esplosione delle richieste di riscatto è solo lievemente spiegata dalla volontà di uscire dal mercato del lavoro in via anticipata tramite Quota 100 e Opzione Donna. La facoltà di riscatto pare quindi rispondere ad un’esigenza degli italiani e la misura, resa probabilmente più saliente dall’introduzione dell’agevolazione ha spinto un numero crescente di lavoratori ad informarsi e conseguentemente ad aderire a questo canale di contribuzione volontaria. Nell’ultimo paragrafo si analizza un aspetto rilevante per l’equità del sistema pensionistico, che è la differenza nella aspettativa di vita legata alla condizione socio-economica. Dall’analisi emerge come questo sia un problema significativo principalmente per la popolazione maschile, per cui il passaggio dal primo al quinto quintile della distribuzione dei redditi pensionistici si associa ad un guadagno in termini di speranza di vita a 65 anni superiore ai due anni. Inoltre, si analizza se l’eccesso di mortalità in periodo pandemico abbia accentuato questo fenomeno. Ne risulta un peggioramento relativo delle fasce centrali nella distribuzione dei redditi. ll capitolo si correda di 3 box di approfondimento. Il primo è sul coefficiente di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica e contiene una proposta di revisione del sistema corrente. Il secondo è sulla redistribuzione delle risorse operata dal sistema pensionistico. Il terzo è sugli effetti della pandemia da COVID-19 sui requisiti anagrafici per il pensionamento e sui coefficienti di trasformazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/127903
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