Molteplicità, evoluzione, metamorfosi, caos transitorio e rispecchiamenti si identificano come modalità evidenti di configurazione estetico-filosofica del reale nei secoli XVI e XVII, insieme a visioni utopiche o tragiche, e a riti misterici o addirittura magici che coesistevano con la radicale rivoluzione scientifica in fieri, non disdegnando di scambiarsi i linguaggi. In quel complesso multiversum molto si parla di specchi, sia come oggetti utilizzati a teatro e rappresentati nei quadri, sia come referenti di metafore. Francis Bacon parlava dello spirito umano come di uno specchio offuscato da falsi idola. Complementare allo specchio che intensifica o elide è la maschera che nasconde per poi rivelare. Di tali oggetti simbolici e materici, luogo di intersezione di linguaggi diversi, in questo saggio si delinea un itinerario che va da quadri famosi come ‘Il Matrimonio degli Arnolfini’ di van Eyck, ‘Las Meninas’ di Velasques e ‘The Apotheosis of James I’ di Rubens alla scena del teatro di corte inglese e ai masques in particolare. L’attenzione critica si concentra soprattutto sulla sinergia multimodale e la peculiare deissi di questi linguaggi ad alta valenza performativa, che interagiscono secondo i loro differenti codici (visuale, verbale, prossemico, gestuale, aptico) per veicolare l’eulogia monarchica. Articolati in base alla modalità del rispecchiamento, i masques riflettevano la gloria del re, che offriva ai sudditi la visione dello specchio trasparente del suo cuore ed era in grado di arrestare le rovinose metamorfosi di ‘Mutability’ e di Proteo, fermando il tempo nel ‘charmed circle’ della corte. Paragonabile a quella dei fratelli Bernini in Italia, la prodigiosa scenotecnica di Inigo Jones creava nella sala del teatro di corte, grazie anche all’attento uso di una prospettiva monofocale, una sorta di emblema vivente dell’ordine sociale, mentre la coreografia riproduceva armonie pitagoriche e neo-platoniche, che nella derivazione dall’Uno e nella figura perfetta del cerchio esprimevano il diritto divino dei re.

Lo specchio trasparente. Immagini di regalità

ABBAMONTE, Lucia
2001-01-01

Abstract

Molteplicità, evoluzione, metamorfosi, caos transitorio e rispecchiamenti si identificano come modalità evidenti di configurazione estetico-filosofica del reale nei secoli XVI e XVII, insieme a visioni utopiche o tragiche, e a riti misterici o addirittura magici che coesistevano con la radicale rivoluzione scientifica in fieri, non disdegnando di scambiarsi i linguaggi. In quel complesso multiversum molto si parla di specchi, sia come oggetti utilizzati a teatro e rappresentati nei quadri, sia come referenti di metafore. Francis Bacon parlava dello spirito umano come di uno specchio offuscato da falsi idola. Complementare allo specchio che intensifica o elide è la maschera che nasconde per poi rivelare. Di tali oggetti simbolici e materici, luogo di intersezione di linguaggi diversi, in questo saggio si delinea un itinerario che va da quadri famosi come ‘Il Matrimonio degli Arnolfini’ di van Eyck, ‘Las Meninas’ di Velasques e ‘The Apotheosis of James I’ di Rubens alla scena del teatro di corte inglese e ai masques in particolare. L’attenzione critica si concentra soprattutto sulla sinergia multimodale e la peculiare deissi di questi linguaggi ad alta valenza performativa, che interagiscono secondo i loro differenti codici (visuale, verbale, prossemico, gestuale, aptico) per veicolare l’eulogia monarchica. Articolati in base alla modalità del rispecchiamento, i masques riflettevano la gloria del re, che offriva ai sudditi la visione dello specchio trasparente del suo cuore ed era in grado di arrestare le rovinose metamorfosi di ‘Mutability’ e di Proteo, fermando il tempo nel ‘charmed circle’ della corte. Paragonabile a quella dei fratelli Bernini in Italia, la prodigiosa scenotecnica di Inigo Jones creava nella sala del teatro di corte, grazie anche all’attento uso di una prospettiva monofocale, una sorta di emblema vivente dell’ordine sociale, mentre la coreografia riproduceva armonie pitagoriche e neo-platoniche, che nella derivazione dall’Uno e nella figura perfetta del cerchio esprimevano il diritto divino dei re.
2001
88-8319-560-4
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