2014 Commission Communication “Towards an integrated approach to cultural heritage for Europe” argues “Cultural heritage is… a common good”. The fundamental characteristic of this kind of goods is that both their production and their fruition have a collective feature, since they are expression of a voluntary cooperation among individuals sharing a unifying element (territory, ethnicity, religion, ideology, etc.). The choice of the EU to consider CH as a ‘common good’ arises the problem about the best form of governance to apply to it, while seeking a fair balance between public action and private initiative able to maximize the benefits generated by CH and at the same time to assure its complete protection. The paper proposes an analytical reconstruction of the progressive affirmation of rights of information and participation within the international agreements and soft law. More specifically, the paper points out that, even if the 2003 and 2005 UNESCO Conventions contained references to stakeholders participation, the attempt of UNESCO organs and bodies to affirm this awareness passed mainly through soft law, in particular through the Operational Guidelines and Directives implementing the UNESCO Conventions. As a consequence, the full acknowledgement of stakeholders’ information ad participation rights within the cultural sector is far from being considered accomplished. The second part of this study focuses on the models of participative land-use decision making concerning environmental matters established by the EU regulation, with particular attention to the Directives concerning European Impact Assessment and Strategic European Assessment, in order to verify their applicability also to the cultural heritage sites. Then, the paper analyses some Italian experiences of participatory land-use decision making, mainly those concerning the infrastructure building, underling the conflicts that decisions concerning land-use could generate if the needs of territorial communities are not taken adequately into account. Considering the issues arisen from this analysis, attached Annex proposes a model aimed at strengthening the awareness of CH dynamic value as an ‘identity symbol’ and the democratization of the land-use decision making for cultural purposes.

La Comunicazione della Commissione del 2014 “Towards an integrated approach to cultural heritage for Europe” afferma “Cultural heritage is… a common good”. La principale caratteristica di questa tipologia di beni è che sia la loro produzione che la loro fruizione hanno carattere collettivo, essendo espressione di una cooperazione volontaria fra individui che condividono un elemento unificante (territorio, etnia, religione, ideologia, ecc.). La scelta dell’UE di considerare il patrimonio culturale come un bene comune pone il problema della miglior forma di governance da applicare ad esso e nel contempo di cercare il giusto bilanciamento fra azione pubblica ed iniziativa privata per massimizzare i benefici generati dal patrimonio culturale e allo stesso tempo assicurare la sua completa protezione. Il paper propone una ricostruzione analitica della progressiva affermazione dei diritti di informazione e partecipazione negli accordi internazionali e nella soft law. Più specificamente, il lavoro evidenzia che, anche se le Convenzioni UNESCO del 2003 e del 2005 contenevano riferimenti alla partecipazione degli stakeholders, lo sforzo degli organi dell’UNESCO di affermare questa consapevolezza passano soprattutto per atti di soft law, in particolare per le Linee Guida Operative che attuano le Convenzioni UNESCO. Di conseguenza, i diritti di informazione e partecipazione degli stakeholders non sono pienamente garantiti. Alla ricerca di modelli di decision making partecipativo relativi al governo del territorio da applicare al patrimonio culturale, il lavoro analizza le Direttive dell’UE in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica. Infine, il lavoro analizza alcune esperienze italiane di decision-making partecipativo, in particolare quelle relative la costruzione di infrastrutture, mettendo in evidenza la conflittualità che queste decisioni possono generare se non si tengono in considerazione le esigenze delle comunità territoriali. Sulla base dell’analisi, l’Allegato propone un modello di decision making partecipativo finalizzato a rafforzare la consapevolezza del valore dinamico del patrimonio culturale quale simbolo identitario e la democratizzazione delle decisioni di governo del territorio a scopi culturali.

Towards an effective method of governance of CH sites (CH sites)

Tufano M. L.
;
BRIZZI, Lea;Pugliese Sara
;
SPAGNA, VALENTINA
2017-01-01

Abstract

2014 Commission Communication “Towards an integrated approach to cultural heritage for Europe” argues “Cultural heritage is… a common good”. The fundamental characteristic of this kind of goods is that both their production and their fruition have a collective feature, since they are expression of a voluntary cooperation among individuals sharing a unifying element (territory, ethnicity, religion, ideology, etc.). The choice of the EU to consider CH as a ‘common good’ arises the problem about the best form of governance to apply to it, while seeking a fair balance between public action and private initiative able to maximize the benefits generated by CH and at the same time to assure its complete protection. The paper proposes an analytical reconstruction of the progressive affirmation of rights of information and participation within the international agreements and soft law. More specifically, the paper points out that, even if the 2003 and 2005 UNESCO Conventions contained references to stakeholders participation, the attempt of UNESCO organs and bodies to affirm this awareness passed mainly through soft law, in particular through the Operational Guidelines and Directives implementing the UNESCO Conventions. As a consequence, the full acknowledgement of stakeholders’ information ad participation rights within the cultural sector is far from being considered accomplished. The second part of this study focuses on the models of participative land-use decision making concerning environmental matters established by the EU regulation, with particular attention to the Directives concerning European Impact Assessment and Strategic European Assessment, in order to verify their applicability also to the cultural heritage sites. Then, the paper analyses some Italian experiences of participatory land-use decision making, mainly those concerning the infrastructure building, underling the conflicts that decisions concerning land-use could generate if the needs of territorial communities are not taken adequately into account. Considering the issues arisen from this analysis, attached Annex proposes a model aimed at strengthening the awareness of CH dynamic value as an ‘identity symbol’ and the democratization of the land-use decision making for cultural purposes.
2017
978-88-6969-179-9
La Comunicazione della Commissione del 2014 “Towards an integrated approach to cultural heritage for Europe” afferma “Cultural heritage is… a common good”. La principale caratteristica di questa tipologia di beni è che sia la loro produzione che la loro fruizione hanno carattere collettivo, essendo espressione di una cooperazione volontaria fra individui che condividono un elemento unificante (territorio, etnia, religione, ideologia, ecc.). La scelta dell’UE di considerare il patrimonio culturale come un bene comune pone il problema della miglior forma di governance da applicare ad esso e nel contempo di cercare il giusto bilanciamento fra azione pubblica ed iniziativa privata per massimizzare i benefici generati dal patrimonio culturale e allo stesso tempo assicurare la sua completa protezione. Il paper propone una ricostruzione analitica della progressiva affermazione dei diritti di informazione e partecipazione negli accordi internazionali e nella soft law. Più specificamente, il lavoro evidenzia che, anche se le Convenzioni UNESCO del 2003 e del 2005 contenevano riferimenti alla partecipazione degli stakeholders, lo sforzo degli organi dell’UNESCO di affermare questa consapevolezza passano soprattutto per atti di soft law, in particolare per le Linee Guida Operative che attuano le Convenzioni UNESCO. Di conseguenza, i diritti di informazione e partecipazione degli stakeholders non sono pienamente garantiti. Alla ricerca di modelli di decision making partecipativo relativi al governo del territorio da applicare al patrimonio culturale, il lavoro analizza le Direttive dell’UE in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica. Infine, il lavoro analizza alcune esperienze italiane di decision-making partecipativo, in particolare quelle relative la costruzione di infrastrutture, mettendo in evidenza la conflittualità che queste decisioni possono generare se non si tengono in considerazione le esigenze delle comunità territoriali. Sulla base dell’analisi, l’Allegato propone un modello di decision making partecipativo finalizzato a rafforzare la consapevolezza del valore dinamico del patrimonio culturale quale simbolo identitario e la democratizzazione delle decisioni di governo del territorio a scopi culturali.
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