Utilizzando la popolazione dei laureati nel 2005 del Vecchio Ordinamento presenti nella banca dati AlmaLaurea, il saggio analizza le determinanti e gli effetti salariali dell’overeducation e dell’overskilling. Nei dati a disposizione, la prima si verifica quando il titolo di studio non è stato necessario per acquisire il posto di lavoro, mentre la seconda quando le competenze acquisite nel percorso di studio non sono utili allo svolgimento del proprio lavoro. L’overeducation e l’overskilling persistono a 5 anni dalla laurea con percentuali rispettivamente dell’11,4% e dell’8%. Le lauree più frequentemente associate al fenomeno sono quelle umanistiche più Geologia e Biologia. La qualità della preparazione universitaria, misurata dal voto, dalla durata degli studi e dalla formazione post-lauream, incide molto sulla probabilità di overeducation/overskilling, suggerendo che nel caso italiano l’overeducation dipende non solo dalla bassa domanda di laureati, ma anche da una formazione poco orientata allo sviluppo di competenze spendibili nel mondo del lavoro. La penalità salariale non condizionale oscilla fra il 20 e il 25% nel caso dell’overeducation e fra il 16 e il 21% nel caso dell’overskilling. Una volta che si controlla per le caratteristiche osservate dei laureati, la penalità salariale scende al 12% per l’overeducation e al 7% circa per l’overskilling. La stima Heckit con correzione per la selezione del campione comporta un aumento di poco più dell’1% della penalità suggerendo che, come ipotizzato dal job competition model e dal job assignment model, i laureati disoccupati sono di qualità inferiore rispetto agli occupati e quindi avrebbero una maggiore probabilità di overeduca-tion/overskilling se occupati.

L’overeducation in Italia: le determinanti e gli effetti salariali nei dati AlmaLaurea

CAROLEO, Floro Ernesto;
2013-01-01

Abstract

Utilizzando la popolazione dei laureati nel 2005 del Vecchio Ordinamento presenti nella banca dati AlmaLaurea, il saggio analizza le determinanti e gli effetti salariali dell’overeducation e dell’overskilling. Nei dati a disposizione, la prima si verifica quando il titolo di studio non è stato necessario per acquisire il posto di lavoro, mentre la seconda quando le competenze acquisite nel percorso di studio non sono utili allo svolgimento del proprio lavoro. L’overeducation e l’overskilling persistono a 5 anni dalla laurea con percentuali rispettivamente dell’11,4% e dell’8%. Le lauree più frequentemente associate al fenomeno sono quelle umanistiche più Geologia e Biologia. La qualità della preparazione universitaria, misurata dal voto, dalla durata degli studi e dalla formazione post-lauream, incide molto sulla probabilità di overeducation/overskilling, suggerendo che nel caso italiano l’overeducation dipende non solo dalla bassa domanda di laureati, ma anche da una formazione poco orientata allo sviluppo di competenze spendibili nel mondo del lavoro. La penalità salariale non condizionale oscilla fra il 20 e il 25% nel caso dell’overeducation e fra il 16 e il 21% nel caso dell’overskilling. Una volta che si controlla per le caratteristiche osservate dei laureati, la penalità salariale scende al 12% per l’overeducation e al 7% circa per l’overskilling. La stima Heckit con correzione per la selezione del campione comporta un aumento di poco più dell’1% della penalità suggerendo che, come ipotizzato dal job competition model e dal job assignment model, i laureati disoccupati sono di qualità inferiore rispetto agli occupati e quindi avrebbero una maggiore probabilità di overeduca-tion/overskilling se occupati.
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