L'Autore nel commentare la nuova disciplina degli interessi di mora, come introdotta dal D. Lgs. 9 ottobre 2002 in tema di lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, affronta varie problematiche di notevole interesse. In primis, partendo dall’analisi della disciplina comunitaria, ne dimostra la portata innovativa incentrata, per la prima volta, sulla difesa del professionista anche se soggetto forte del rapporto obbligatorio, allorché questi rivesta la figura di creditore; dimostrando così come la ratio dell’intera disciplina sia dettata non solo a favore di uno status soggettivo ma a favore dello stesso capitale, inteso come fattore della produzione e dello sviluppo del mercato. In secondo luogo affronta il coordinamento esistente tra la disciplina comunitaria e quella nazionale, rilevando come quest’ultima, in alcune ipotesi quali la compravendita e l’appalto, fosse già più favorevole al creditore, e dunque debba prevalere sulla disciplina dettata dalla Direttiva comunitaria che tende solo a dare una tutela minima per tutti i professionisti – creditori nei confronti dei professionisti – debitori. Infine analizza la disciplina della decorrenza degli interessi moratori sia in caso di pattuizione del termine di pagamento degli interessi sia in caso tale pattuizione non avvenga, osservando come nel primo caso l’innovazione della Direttiva riguardi essenzialmente le ipotesi in cui l’obbligazione pecuniaria sia esigibile presso il domicilio del debitore e dunque, nello specifico, come ciò incida non nei rapporti tra imprenditori, già disciplinati dall’art. 1219 n.3 c.c., ma nei rapporti tra imprenditori e P.A. Nel secondo caso invece analizza come la Direttiva abbia creato una disciplina unitaria per tutti i contratti aventi ad oggetto beni in generale e di conseguenza come essa possa essere applicata sia ai contratti aventi ad oggetto cose sia a quelli aventi ad oggetto servizi.

La disciplina degli interessi di mora

BOCCHINI, Roberto
2004-01-01

Abstract

L'Autore nel commentare la nuova disciplina degli interessi di mora, come introdotta dal D. Lgs. 9 ottobre 2002 in tema di lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, affronta varie problematiche di notevole interesse. In primis, partendo dall’analisi della disciplina comunitaria, ne dimostra la portata innovativa incentrata, per la prima volta, sulla difesa del professionista anche se soggetto forte del rapporto obbligatorio, allorché questi rivesta la figura di creditore; dimostrando così come la ratio dell’intera disciplina sia dettata non solo a favore di uno status soggettivo ma a favore dello stesso capitale, inteso come fattore della produzione e dello sviluppo del mercato. In secondo luogo affronta il coordinamento esistente tra la disciplina comunitaria e quella nazionale, rilevando come quest’ultima, in alcune ipotesi quali la compravendita e l’appalto, fosse già più favorevole al creditore, e dunque debba prevalere sulla disciplina dettata dalla Direttiva comunitaria che tende solo a dare una tutela minima per tutti i professionisti – creditori nei confronti dei professionisti – debitori. Infine analizza la disciplina della decorrenza degli interessi moratori sia in caso di pattuizione del termine di pagamento degli interessi sia in caso tale pattuizione non avvenga, osservando come nel primo caso l’innovazione della Direttiva riguardi essenzialmente le ipotesi in cui l’obbligazione pecuniaria sia esigibile presso il domicilio del debitore e dunque, nello specifico, come ciò incida non nei rapporti tra imprenditori, già disciplinati dall’art. 1219 n.3 c.c., ma nei rapporti tra imprenditori e P.A. Nel secondo caso invece analizza come la Direttiva abbia creato una disciplina unitaria per tutti i contratti aventi ad oggetto beni in generale e di conseguenza come essa possa essere applicata sia ai contratti aventi ad oggetto cose sia a quelli aventi ad oggetto servizi.
2004
88-14-11240-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11367/15433
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